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La vita tra le parole, viaggio nella lingua italiana

La vita tra le parole, viaggio nella lingua italiana

Consigli, curiosità analisi del linguaggio di Giuseppe Antonelli

ROMA, 28 dicembre 2023, 18:05

di Patrizia Vacalebri

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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GIUSEPPE ANTONELLI - LA VITA DELLE PAROLE (Il Mulino, 785 pp, 38 euro)

"Le parole sono pietre: pietre che rotolano nel tempo e intanto s'impastano di storia, trattenendo un poco di ogni epoca. E molto della nostra vita, perchè tutti viviamo una vita tra le parole. Parole d'amore e d'odio, parole di lavoro, parole dette, scritte, lette, ascoltate, sentite e dimenticate, parole sbagliate. Ci sono parole che per ognuno di noi hanno un valore speciale: da cui la memoria sprigiona in forma di pura emozione, si fa sentimento attraverso i sensi; porta con sé un suo sapore, un suo odore o colore, una superficie levigata o ruvida, una strana consistenza concreta e tridimensionale. La forza delle parole è anche questa, la loro straordinaria capacità di evocazione". In un tempo in cui ogni nostra parola può essere amplificata, moltiplicata, enfatizzata o tradita dalla rete e dai social network, la responsabilità dell'uso del linguaggio è diventata molto più grande per ciascuno di noi. Il corposo volume di Giuseppe Antonelli, illustra la ricchezza del nostro lessico: la provenienza delle parole, la loro storia e struttura, il loro ambito d'uso, il modo in cui hanno segnato un'epoca o un aspetto della società. I capitoli, scritti con passione e competenza da firme di rango, disegnano nel loro insieme un mosaico vivace e variegato. Uno straordinario viaggio alla scoperta del patrimonio lessicale dell'italiano, una lettura di grande piacevolezza, che riserverà utili consigli, curiosità e sorprese. "Ma a volte - prosegue l'autore - ci sono situazioni in cui le parole ci mancano. Perchè non ci vengono - proprio in quel momento ci sembra di verle perse - o perchè non ci sono.
    Nel senso che il vocabolario della nostra lingua non e le mette a disposizione. Come si chiama un genitore a cui è morto un figlio?' In italiano non si chiama in nessun modo: in italiano questa cosa non si dice". Poi, arriva "L'elogio del vocabolario. "E' un genere piuttosto frequentato verso la fine del Novecento - scrive Antonelli - anche da linguisti come Gian Luigi Beccaria "Il vocabolario per uno scrittore è tutto"), Raffaele Simone ("Come il mondo contiene tutte le cose e le possibili combinazioni tra le cose, così il vocabolario contiene tutte le parole e tutti i significati"), Giovanni Nencioni ("Ho sempre pensato che un vocabolario della propria lingua sia uno strumento utile per tutti, ma per gli italiani necessario")".
    "Però, obietterà qualcuno, erano altri tempi: a cosa serve un vocabolario nell'era della rete, dei motori di ricerca e dell'intelligenza artificiale? A capire le tante parole che ogni giorno sentiamo e leggiamo -in certi casi usiamo - pensando o illudendoci o facendo finta di conoscerle, tanto per cominciare". Il vocabolario serve "A rendersi conto che certe parole sono volgari o regionali o gergali o vanno bene solo in un registro familiare o colloquiale. A sapere insomma quali è meglio usare in ogni situazione". "Leggere il vocabolario come un romanzo. Costruire ogni volta una trama diversa, seguendo gli infiniti percorsi dei rinvii e delle risonanze: dalle etimologie, dai sinonimi, dai contrari". "E lo so che leggere un vocabolario può sembrare una cosa strana, come quello di De Andrè che cercava di imparare la Treccani a memoria. Eppure 'per me non c'è altro libro che diletti altrettanto, per poco che l'immaginazione del lettore si presti a vivificar la lettura' scriveva De Amicis nel suo L'idioma gentile (1905). Forse, allora, leggere un dizionario come se fosse un romanzo non è così assurdo come potrebbe sembrare". Giuseppe Antonelli insegna Storia della lingua italiana all'Università di Pavia, collabora con il Corriere della Sera. Tra i suoi libri: Il museo della lingua italiana (Mondadori, 2020), Il Dante di tutti.
    Un'epopea pop (Einaudi, 2022). Con il Mulino ha pubblicato Ma cosa vuoi che sia una canzone. Mezzo secolo di italiano cantato (2010) e L'italiano nella società della comunicazione 2.0.

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