(di Mauretta Capuano)
La fine della guerra in Ucraina,
l'incontro tra Putin e il leader nordcoreano Kim Jong-un, la
zona grigia che si estende per tutta la lunghezza del fronte. Lo
scrittore ucraino Andrei Kurkov, star del giorno d'inaugurazione
di Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori, dal 13 al
17 settembre a Pordenone, ci parla del suo Paese e di come ha
cercato di raccontarlo.
"L'incontro tra Putin e Kim Jong-un dimostra che alla Russia
ormai non bastano più armi e munizioni e che ci sono pochi paesi
che possono aiutarla: l'Iran, la Corea del nord e la Cina. Sul
piano politico dimostra poi che si è formato un raggruppamento
di paesi antiamericani che aiutano la Russia nella guerra in
Ucraina, ma più che contro l'Ucraina per combattere gli
americani" dice Kurkov alla festa del libro con Api grigie,
ambientato nel Donbass, pubblicato da Keller editore nella
traduzione di Rosa Mauro. Quando pensa che finirà questa guerra?
"Ci sono degli analisti che prevedono che possa terminare con la
fine dell'anno prossimo. Io sono convinto che la guerra finirà
se Putin scomparirà o verrà ucciso e ci vorranno comunque ancora
dei mesi affinché la guerra possa concludersi veramente" dice
all'ANSA l'autore di Diari ucraini, Diario di un'invasione e
Jimi Hendrix a Leopoli con cui è stato selezionato per
l'International Booker Prize 2023. "Se Putin dovesse voler
concludere la guerra sicuramente i suoi elettori lo
considererebbero un traditore, non sarebbero affatto felici
perché verrebbe considerata una sconfitta per la Russia.
Tuttavia io credo che se la guerra non dovesse concludersi nel
corso dell'anno prossimo si potrebbero iniziare dei negoziati
sotto la pressione internazionale degli Stati Uniti. Una
possibilità potrebbe essere quella che Putin voglia mantenere la
Crimea nell'ambito della Federazione Russa e restituisca gli
altri territori, però io non credo che questi negoziati siano
una realistica possibilità" afferma lo scrittore.
Nato nell'area di Leningrado nel 1961, Kurkov, che vive a
Kiev e scrive in russo, in Diario di un'invasione ha definito il
conflitto russo-ucraino, "guerra mondiale" perché "l'Ucraina è
al confine tra la grande Eurasia e l'Unione Europea. In Russia i
politici fanno spesso un parallelo tra l'attuale guerra in
Ucraina e quello che è stata la seconda guerra mondiale. Si fa
molta propaganda a questo proposito e addirittura si dice in tv
che la Polonia e l'Ungheria sono pronte ad appropriarsi di pezzi
di Ucraina".
In Api Grigie, che si è aggiudicato vari premi tra cui il
National Books Critics Circle Award come miglior traduzione,
Kurkov ci porta in un villaggio del Donbass dove Sergej e Paska
sono gli unici abitanti. "L'ho scritto nel 2017 dopo che avevo
visitato per tre volte il Donbass. Un giorno ho incontrato un
giovane che aveva lì un negozio e che si è trasferito a Kiev
dove ha aperto un piccolo caffè. Mi ha raccontato che ogni mese
va a visitare un piccolo paesino nel Donbass dove vivono 7
famiglie, dove non c'è niente. Una zona grigia. Questo mi ha
incuriosito. Ho guardato la carta geografica e mi sono reso
conto che questa zona grigia si estende per tutta la lunghezza
del fronte, cioè 430 chilometri. Ci sono decine e decine di
villaggi quasi vuoti, visitati da volontari" spiega lo
scrittore. "Nel 2017 c'erano già 200 libri pubblicati che
parlavano della guerra nel Donbass, ma si soffermavano solo
sugli di eroi di guerra, nessuno sulla vita dei civili rimasti
in questi paesini. Ho voluto dar voce a chi viveva nella zona
grigia e aveva paura e davanti a se soltanto due scelte entrambe
spaventose: o morire a casa loro o diventare profughi",
racconta. In Api Grigie, in cui l'apicoltore Sergej vive
seguendo il motto "non sentire niente, non vedere niente" e che
doveva diventare un film interrotto dalla guerra, "ho voluto
descrivere tre Ucraine: l'Ucraina libera, l'Ucraina annessa
dalla Russia, cioè la Crimea, l'Ucraina occupata, cioè il
Donbass che è una zona dal punto di vista psicologico difficile,
diversa". Nel Donbass "prima della guerra vivevano 6 milioni e
mezzo di persone, con l'inizio della guerra più della metà sono
andati in Ucraina" spiega Kurkov. Ed è convinto che "dopo la
guerra i russofoni in Ucraina passeranno da un attuale 40% al
20% al massimo. Le nostre librerie si rifiutano di vendere libri
in russo anche se scritti da autori ucraini".
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