CRISTINA MARCONI, 'CITTA' IRREALE', (PONTE ALLE GRAZIE, PP. 272, EURO 16.80). C'era un tempo in cui tutto era possibile per i giovani che sognavano Londra, la città dalle mille opportunità, lì a portata di mano, a due ore di volo 'low cost' dall'Italia. La metropoli europea dove trovare il proprio posto, il luogo delle speranze realizzabili, ma anche la 'Città irreale', come la definisce Cristina Marconi dando il titolo al suo romanzo d'esordio, entrato nella dozzina finalista del Premio Strega e vincitore (sezione opera prima) del premio letterario per la donna scrittrice di Rapallo.
Si potrebbe dire che l'epopea della generazione Ryanair, degli italiani in fuga, semplici braccia o cervelli che siano, abbia trovato una narrazione di riferimento, scritta da una giornalista che dal 2011 ha scelto Londra come sua nuova casa.
Il romanzo si apre nel 2008, prima della crisi generata dai mutui subprime, epoca felice in cui il Regno Unito (e la sua gente) era ancora pronto ad accogliere quanti arrivavano dal Continente per contribuire a un'economia che si vedeva florida e non era attanagliato dall'austerity e dalle incognite sul futuro. Fra questi 'expat' c'è Alina, una 26enne che ha deciso di tagliare i ponti con una vita monotona e senza sbocchi in Italia e sogna una nuova esistenza, vibrante di stimoli e opportunità, nella capitale britannica, tra i bar di Soho, gli immensi spazi verdi di una città che ama la natura, non la soffoca, gli uffici della City e la vitalità degli incontri internazionali che si possono fare ogni sera nei locali. Alcol permettendo. Parte con tutto l'ottimismo dei pionieri, pronta perfino a modificare la sua identità, a plasmarla, adattarla, nello stretto confine tra la pulsione per il nuovo e un limitante provincialismo dell''altrove è sempre meglio che qui'.
Il mondo che appare a portata di mano, da cogliere come una mela e gustare, si rivela tuttavia sfuggente, diverso dalle aspettative, in una parola irreale. E Marconi spiega molto bene la disillusione di Alina che si compie proprio laddove la giovane è più vulnerabile: i sentimenti. Scopre infatti che non tutto luccica nella splendente Londra quando entra in scena Iain, giovane medico inglese, e con lui il suo giro di amici. La protagonista se ne innamora, ma il riserbo britannico di lui e l'ostinazione di lei nel guardare solo al futuro alzeranno la prima barriera fra la ragazza e il suo mondo elettivo.
Nella delusione di Alina si ritrova quella di tanti italiani andati a vivere nel Regno che non hanno trovato quello che cercavano o si sono poi ritrovati, dopo anni d'integrazione e un contributo costante alla società cui pensavano di appartenere in pieno, con l'amara sorpresa della Brexit: voluta da milioni di britannici proprio per limitare l'afflusso degli "immigrati" dal Continente. Il segno di un divorzio tra Londra e l'Europa che pure sembrava irreale e impossibile, ma si sta compiendo sotto gli occhi di tutti, e forse nel peggiore dei modi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA