"Le cime sono una scala verso il cielo, verso lo spazio infinito. Quando si affronta una partitura si entra in uno spazio che, purtroppo, è per pochi. La montagna apre questo spazio a quanti vogliono frequentarla, dà la possibilità di toccare con un dito l'infinito che la musica riesce a svelare". Mario Brunello, violoncellista tra i più famosi della scena internazionale, riassume evocando una pietra miliare dei Led Zeppelin il senso dei Suoni delle Dolomiti, il Festival che dal 23 agosto al 1 ottobre porta in alta quota la musica senza confini di genere - classica, etnica, jazz, canzone d'autore, teatro musicale - tra rifugi, spianate, sentieri e radure delle montagne del Trentino. Il musicista ha partecipato dalla prima edizione di 28 anni fa e cura ora la direzione artistica di una esperienza che va oltre la sfera prettamente artistica. "Sì, siamo nati insieme - dice all'ANSA - e ci siamo inventati l'alba, il trekking del pubblico con gli artisti. Frequentando tanto la montagna volevo ritrovare gli stessi momenti magici dell'alba o delle alte vie quando si cammina per giorni". Il violoncellista di Castelfranco Veneto parla di "piccoli tabernacoli" per conservare la memoria dei fondamenti del Festival riassunti nei 13 punti del manifesto stilato quest' anno: ascolta, Dolomiti, suoni, spazi aperti, silenzio, luce, terre alte, camminare, impegno, condivisione, rispetto, accessibilità e tradizione. "L'idea di base è che la musica è qualcosa che può dialogare con la natura e in particolare con le Dolomiti. Non è una vetrina per mettere insieme un po' di nomi, ma il frutto di una riflessione attenta per abbinare artista, luogo, musica e periodo". Ad essere cambiato è però il contorno. "La montagna è diventato un luogo molto frequentato. È un male di tutti i luoghi ormai troppo affollati… Venezia, l' Everest, le isole. La gente non si rende più conto. Le Dolomiti hanno questo aspetto di eternità ma anche loro sono fragili". Aver spostato il Festival in un periodo meno frequentato dal turismo di massa risponde a questa esigenza. "Abbiamo scontentato molti - osserva - ma pensiamo che questo tipo di proposta abbia bisogno anche di una frequentazione culturale, non solo turistica. Riflettere su natura, musica, il rapporto con se stessi e la natura. le Dolomiti sono una natura messa a nudo, pura, per questo cerchiamo musica che abbia le stesse caratteristiche e artisti non solo di successo, ma che sanno andare a fondo, che si inerpicano sui sentieri". "La musica - fa notare Brunello - è sempre in alta quota. Quando siamo a tu per tu con uno spartito siamo soli con un grande spazio intorno che va riempito di idee, intenzioni, sentimenti. Gli applausi sono l'aspetto esteriore. L'anima è il rapporto dell'artista con l'arte, con il gesto unico che racchiude la bellezza e che viene sintetizzato, c'è poco da fare, dalle Dolomiti". Per questo il violoncellista considera le 'sue' montagne "buchi nel cielo, si va a tu per tu con l'essenziale. Il Festival vuole cercare di far vivere la stessa esperienza degli artisti che puntano alle vette, chi viene con noi fin lassù può essere parte della cordata". In tanti anni, quale concerto le è rimasto nel cuore? "La prima alba parecchi anni fa al Rifugio Alimonta con Erri De Luca. Erri aveva deciso di raccontare la sua prima arrampicata. Io lo accompagnavo con qualche nota. Ecco, la narrazione ha seguito esattamente i tempi del sole che ha illuminato la parete sopra il rifugio. Sembrava che il sole ci seguisse come un faro, una sintonia del tutto naturale tra i tempi della parola, della musica e dell'arte. Ma ricordo anche il gruppo di camosci che si fermarono più in alto a cento metri da noi e se ne andarono quando finimmo di suonare". Tra gli artisti coinvolti quest'anno nei 17 appuntamenti figurano Erlend ye (Kings of Convenience) il trombettista Dave Douglas, la cantante Tatiana Eva-Marie, la pianista Frida Bollani Magoni, la violinista Iva Bittova, Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello, Jack Savoretti, Paolo Fresu con Daniele Di Bonaventura e Pierpaolo Vacca, Gene Gnocchi, Banda Osiris, Carmen Consoli. L'apertura, il 23 agosto a Malga Tassulla in Val Nana, ai piedi del Monte Peller nelle Dolomiti di Brenta, con il mix di suoni nord-sud del norvegese Erlend ye e i siciliani de La comitiva. Il primo incontro con la classica è appunto con Brunello sul Col Margherita, a 2500 metri, nelle Dolomiti di Fassa il 1 settembre. Il violoncellista saluterà l'alba con il Polish Cello Quartet con un programma anche 'sinfonico' per cinque violoncelli: il Bolero di Ravel e il Concerto per violoncello di Dvorak. "Sono brani quasi inammissibili in certe situazioni, eppure la musica ci permetterà di fare in alta quota cose che in genere si ascoltano solo teatri e nelle grandi sale da concerto - conclude -. Il Festival non è una kermesse estiva, ma qualcosa di serio con radici profonde che può offrire prospettive ai giovani, ai musicisti e agli organizzatori".
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