(di Luciano Fioramonti)
''Era sola… aveva soltanto la musica''.
Raina Kabaivanska, soprano leggendaria, si commuove cercando le parole per descrivere che persona fosse Maria Callas.
''Per fortuna aveva solo la musica perchè nessuno poteva fare quello che ha fatto lei. Non era una voce umana, andava oltre l' umano. Era la voce di una dea che scendeva dall' Olimpo''. La grande cantante bulgara naturalizzata italiana racconta il suo rapporto con La Divina poco prima di parlarne a Roma in un incontro all' Accademia dei Lincei per celebrare appunto i cento anni della nascita del mito della lirica in un dialogo con Camillo Faverzani dal titolo ''Maria Callas nella mia vita''. ''Era una persona sola forse perchè la musica prende tutto - dice all' ANSA - ecco perchè ha cantato così genialmente. Non aveva distrazioni, Lei era la musica. Era magica. Maria Callas non era una voce, era 'la voce', una categoria, riconoscibile, misteriosissima, enorme, unica. Non nasceranno più cantanti come lei. E' impossibile ''.
Raina Kabaivanska, 88 anni e da più di 50 residente a Modena, ricorda di essere rimasta folgorata dalla diva quando era studentessa di canto al conservatorio a Sofia. ''Il comunismo proibiva di ascoltare le radio del mondo occidentale ma un mio amico di studi si era costruito una radiolina e ci nascondevamo in cantina per sintonizzarci sulle stazioni straniere. Sentii quella voce cantare da Lucia di Lammermoor a Lady Macbeth, memorizzai il suo nome e dove cantava''. Raina a 17 anni vinse una borsa di studio per studiare al Bolshoi di Mosca ma al direttore disse che avrebbe preferito andare in Italia perche ''è lì che nasce il canto''. Quattro giorni dopo era con due valigie su un vagone di terza classe dell' Orient Express per Milano. Senza raccomandazioni, si presentò e cantò davanti alla giuria. ''Questa ragazza tra quattro mesi canterà alla Scala'' si sentì dire. Così fu. Debuttò nel 1961 con il grande soprano australiano Joan Sutherland in Beatrice di Tenda di Bellini e al termine della prima firmò due contratti per il Covent Garden e il Metropolitan. ''Non è una bella favola? - osserva - Cantare è una gioia. Sono stata baciata dalla fortuna.
E' un mondo di fantasia, illusioni e di sogni ed è molto bello vivere in un sogno''.
''Alla Scala sentii Maria Callas nella Norma. Con i miei risparmi andai a sentirla anche all' Opera di Parigi ma ho pianto tutte le mie lacrime perchè faceva molta fatica a cantare. La conobbi nel 1973 all' inaugurazione del nuovo Teatro Regio di Torino nella sua prima regia dei Vespri Siciliani dove io facevo la prima parte. Siamo diventate quasi amiche. Mi chiese perchè cantavo scuro e risposi che cercavo di imitarla.
'Per questo non canto più', mi confessò''. Kabaivanska ricorda con rammarico quando Callas la invitò ad andare con lei a Parigi. ''Devo cantare, ho un contratto, le risposi. Non potei seguirla anche se umanamente lo avrei fatto. Aveva bisogno di affetto, di una mano amica''. ''Nell' essere cantante Maria Callas non aveva punti deboli.
Quello che ancora mi meraviglia quando la ascolto è che lei fa in modo perfetto tutto quel che ha scritto il compositore. A nessuno è mai riuscito. Aveva questo istinto e un talento incredibile''. Quale lezione ha lasciato alle generazioni successive di cantanti? ''La perfezione da tutti i punti di vista. Un cantante lirico deve essere un musicista e un artista e lei lo era, emozionare e lei dava emozioni. Era tutto''. Se dovesse raccontarla a una giovane che si sta avvicinando al canto che cosa le direbbe? ''Dimentica tutto quello che ti hanno insegnato i tuoi maestri, tutto quello che hai ascoltato e ascolta la Callas''. Quale è il ricordo più bello che conserva di lei? ''Quando la sentii per la prima volta alla radio senza sapere chi fosse. Quella voce mi è davvero entrata dentro e io poi con un istinto diabolico sono andata a cercarla. Non è stato facile perchè vivevo al di là del Muro di Berlino ma fu magico trovarla e poter finalmente vedere il volto di quella voce''.
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