Musica, luce e buio nel
coinvolgimento sensoriale totale di composizione per 24
strumenti con venti minuti suonati nella oscurità completa. È la
sfida lanciata dal musicista austriaco Georg Friedrich Haas con
In Vain, che ha debuttato a Vienna nel 2000 e sarà eseguita a
Roma il 18 marzo dall'Orchestra di Padova e del Veneto nel
'Concerto al buio' diretto da Marco Angius per la stagione
dell'Istituzione Universitaria dei Concerti.
Nell'aula magna della Sapienza, alle 20:30, risuonerà una
delle opere più note di Haas, caratterizzata da un forte uso di
microtonalità e da una partitura in cui sono specificati anche i
livelli di illuminazione in sala durante l'esecuzione con
sezioni del brano suonate in una luce molto intensa. L'Orchestra
di Padova e del Veneto in sei decadi di attività si è affermata
come una delle principali orchestre italiane ed una delle poche
specializzate nel repertorio contemporaneo.
"Sono diversi gli elementi che caratterizzano In Vain,
secondo alcuni l'opera musicale a oggi più rivelatrice del XXI
secolo - dice Marco Angius -: già dal titolo si capisce come si
tratti di una riflessione sul vuoto inteso come concetto ma
anche, nel corso del brano che dura circa un'ora, di
un'esplorazione sensoriale generata da particolari condizioni
d'ascolto". Silenzio e oscurità, suoni che si muovono in uno
spazio senza luce. "Tutto ciò richiede strategie di orientamento
dei musicisti che perdono il contatto col direttore e agiscono
indipendentemente, cercandosi in un buio pesto o parziale".
Questo fenomeno di abbassamento della luce fino alla totale
oscurità, spiega Angius, "realizza un'esperienza musicale e
sensoriale del tutto inedita. L'universo sonoro si espande e
contrae intorno all'ascoltatore che diventa soggettivamente
protagonista all'interno di un misterioso labirinto percettivo.
In Vain, spettralista e microtonale, coniuga infatti le
componenti armoniche dei suoni con la coscienza dei musicisti e
del pubblico". Questo lavoro emblematico di Haas, in seguito
molto imitato, "affronta da una nuova prospettiva l'esperienza
dell'ascolto in cui l'opera musicale diventa viaggio interiore,
teatro del suono la cui scena è tutta nella mente dello
spettatore".
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