(di Paolo Petroni)
Lunghi e calorossissimi applausi
sono andati all'intensa e personale interpretazione di Pino
Micol che, dopo il debutto pre pandemia al Teatro Olimpico di
Vicenza, ha portato a Roma per l'inizio di un giro tre repliche
straordinarie al Teatro Arcobaleno che terminano domani ''Le
memorie di Adriano'' dal romanzo di Marguerite Yourcenar, sempre
con la storica regia di Maurizio Scaparro e raccogliendo
idealmente l'eredità di Giorgio Albertazzi, che ne fece un suo
cavallo di battaglia per oltre 25 anni. ''Conservo un ricordo
chiaro di quell'allestimento che ha avuto centinaia e centinaia
di repliche - racconta Micol - ma per questo spettacolo in
particolare mi sono dovuto affidare esclusivamente a quello che
è il mio universo di emozioni. Nel romanzo si delinea la storia
di un uomo glorioso, un imperatore stupendo che è anche un
poeta, amante delle arti e della socialità, vicino ai desideri
del popolo: una figura memorabile, anche se noi non sappiamo se
nella realtà lui fosse davvero così fino in fondo. È
l'immaginazione dell'autrice che ci ha trasmesso questo ritratto
ideale e io credo che dietro a questo personaggio si celi
proprio lei stessa. Yourcenar ha voluto regalare al mondo,
attraverso il suo libro, un grandissimo messaggio di speranza e
di bellezza. Accanto alla figura politica c'è infatti l'uomo con
le sue passioni, i suoi amori, i suoi dolori e i suoi lutti,
l'amicizia profonda e il rispetto per l'umanità''.
Lo spettacolo, cui partecipa il danzatore Federico Ruiz
sulle musiche di Evelina Meghnagi, mentre Micol dona una
umanissima nota dolente in più alla cosciente serenità
intellettuale e i profondi sentimenti di amore dell'imperatore
romano che vede avvicinarsi la fine dei suoi giorni e ricorda le
sue passioni ma assieme sente crescere un'inquietudine nel fare
i conti con la propria storia e il proprio potere, soprattutto
sentendo che con lui sta cambiando e sparendo tutta un'epoca.
Quando fu ideato e creato da Scaparro nel 1989 pareva alludere
ad altre cadute e transizioni, altri crolli di muri e imperi.
Oggi il senso della fine che caratterizza il personaggio e il
suo mondo porta a riflettere sulla crisi della nostra civiltà
occidentale.
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