Dai margini della società al centro della scena: è "The Unknown Chefs", un progetto di Andrea Iervolino, che fonde cinema e gastronomia in un'operazione dal forte impatto sociale. Infatti, all'interno del Mercato Metropolitano di Londra, luogo di incontro multiculturale e fucina di nuove idee, Iervolino vuole trasformare rifugiati e migranti non solo in chef, ma anche in attori.
La prima serie, in cui è raccontato il viaggio dei cinque rifugiati dalla Siria, dalla Namibia, dal Nepal e dall'Uzbekistan -uscirà il 7 marzo su Amazon Prime, Apple TV e la piattaforma streaming Tatatu.
L'iniziativa, nata dalla collaborazione con il produttore musicale David Tickle, che ha lavorato con artisti come gli U2 e Prince, e il team di Studio Unknown, si propone di offrire un'opportunità concreta di reinserimento attraverso la cucina e il cinema, due delle arti più potenti per raccontare storie e creare un ponte tra le diverse culture.
Il programma si sviluppa su due livelli: da un lato, i migranti coinvolti vengono formati come cuochi, imparando a valorizzare la loro cultura culinaria in un contesto di alta ristorazione; dall'altro, molti di loro vengono selezionati per recitare in produzioni cinematografiche targate Iervolino. "Sono convinto che il cinema e la cucina abbiano il potere di cambiare le vite" ha dichiarato Andrea Iervolino. "Abbiamo talenti straordinari tra queste persone, ma spesso il loro valore è invisibile. Qui vogliamo dar loro una possibilità concreta, trasformando il loro passato difficile in una nuova narrazione di successo." I rifugiati coinvolti ricevono formazione professionale, un salario dignitoso e, per alcuni, un'opportunità di esibirsi davanti alla macchina da presa. Le loro storie personali diventano il cuore pulsante di un cinema che non si limita a raccontare l'integrazione, ma la realizza in modo tangibile.
Il progetto londinese potrebbe presto avere una versione italiana. Con il tema dell'integrazione dei migranti sempre più centrale nel dibattito politico, Iervolino sta valutando di replicare l'iniziativa in Italia, dove l'accoglienza dei rifugiati è spesso osteggiata da politiche restrittive e da una forte opposizione pubblica.
Il produttore si dice convinto che questo modello possa rappresentare una svolta anche per il nostro Paese. "Non possiamo limitarci a discutere di emergenza e numeri. Bisogna creare soluzioni. Dare un lavoro a queste persone significa dare loro dignità. E se l'Italia vuole davvero affrontare il tema dell'immigrazione, deve passare dall'accoglienza alla reale integrazione."
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