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Adolescence, la serie fenomeno sulla mascolinità tossica

Adolescence, la serie fenomeno sulla mascolinità tossica

Al primo posto su Netflix, è un teen crime che strazia la platea

ROMA, 22 marzo 2025, 12:00

Redazione ANSA

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(di Alessandra Magliaro) C'è una serie inglese che ha conquistato il pubblico italiano e di cui si dice un gran bene.
    È il modo in cui è stata girata, ma sono anche i temi inquietanti di cui si occupa con profondità, introspezione, 'verità' che incollano lo spettatore e lo costringono a non mollare fino alla fine, straziandolo. È Adolescence, miniserie in 4 parti, al primo posto su Netflix, che in Italia ha superato anche il blasonato Gattopardo con Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli e Deva Cassel e ha accumulato in generale oltre 24,3 milioni di visualizzazioni. I critici ne stanno scrivendo meraviglie (il Guardian l'ha definita 'la cosa più vicina alla perfezione televisiva degli ultimi decenni'), a ma colpire oltre al giudizio dell'esperto, è il tam tam che ha reso questo titolo di tendenza.
    Al centro un dramma familiare che provoca una delle domande su cui vale sempre la pena interrogarsi pur sapendo che le risposte non arrivano facilmente e anzi proprio la consapevolezza di non averne ci fa salire l'angoscia: cosa sappiamo dei nostri figli davvero, della loro personalità, delle loro amicizie oltre quello che ci raccontano la sera a cena? Ogni episodio è realizzato in una sola ripresa, un lungo piano sequenza degno dell'Emmy e la sceneggiatura è evocativa e documentaristica allo stesso tempo. Gli autori Jack Thorne e Stephen Graham - che è anche tra i produttori insieme con Brad Pitt con la sua Plan B - hanno fatto di Adolescence non una serie tv, ma una vera e propria esperienza che coinvolge.
    È commovente e straziante vedere quello che accade da quando la polizia, armata fino ai denti, irrompe in casa arrestando il 13enne Jamie Miller con l'accusa di aver ucciso la sua compagna di classe Katie la sera prima. A casa dei Miller i poliziotti trascinano atterrito il ragazzino alla stazione di polizia. Per la famiglia, composta dalla sorella Lisa (Amelie Pease) e dai genitori Eddie (lo stesso Stephen Graham) e Amanda (Christine Tremarco), inizia un calvario fino alla sentenza.
    Questo poco più che un bimbetto nega ogni coinvolgimento, davanti a poliziotti, psicologa e suo padre Eddie che sin dal primo interrogatorio comincia un viaggio drammatico in cui, incredulo, deve gestire un dolore che non possiamo davvero comprendere tanto è lacerante. Senza spoilerare troppo c'è un mondo ignoto che si apre all'indagine degli adulti, quello dei messaggi su Instagram, delle faccine e dei commenti che sono un modo della cultura maschilista (sì anche dei ragazzini) per comunicare su quello che hanno il diritto di aspettarsi e di pretendere dalle ragazze. Si parla anche di 'subcultura Incel', il famoso 80/20 (la teoria per cui l'80% delle donne è attratta solo dal 20% degli uomini belli e dotati, gli altri restano involuntary celibacy) che è devastante: il bollino di sfigato che arriva al ragazzino e che fa montare la rabbia e la misoginia.
    Adolescence sorprende nella trama, sceglie di non 'giustificare' Jamie con oscuri segreti di famiglia, esperienze violente o contesti problematici. Jamie non soffre di una malattia ma è figlio di quella 'cultura incel' e misogina. Anche se non era una fiction, questa vicenda tocca corde note, quelle del caso di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta ad esempio.
    E forse la forza universale di Adolescence è proprio lì: cosa stiamo da adulti insegnando ai ragazzi per combattere veramente il mondo tossico e violento delle relazioni tra maschi e femmine che riconduce alla piaga dei femminicidi? In un contesto convincente di poliziotti, insegnanti, psicologi, adolescenti e genitori contemporanei, la serie inchioda il pubblico a riconoscere i pericoli che stanno minacciando la società.
    L'adolescenza è un tema audiovisivo di grande presa, non da oggi ovviamente, ma non è mai uguale, va sempre aggiornato: le riflessioni contemporanee sull'essere giovani oggi passano tra cinema e tv anche per altri titoli da non perdere. Come il magnifico esordio alla regia di Edgardo Pistone Ciao Bambino, finalista ai David di Donatello, su un adolescente della periferia di Napoli che si muove in un contesto degradato cui prova ad uscire fuori con un'ammirevole etica, e come il fenomeno Mare Fuori, alla quinta stagione di successo, stanno ad indicare.
   

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