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Storia di Odessa, e i venti di guerra

Storia di Odessa, e i venti di guerra

Dalla nascita nel 1794 alla scalinata nel film di Ejzenstejn

ROMA, 24 marzo 2014, 14:10

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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    CHARLES KING, 'ODESSA' (EINAUDI, pp.
    322 - 30,00 euro - traduzione di Cristina Spinoglio).
    In questi giorni in cui i giornali parlano di Odessa, il grande e storico porto sul Mar Nero su cui paiono tornare venti di guerra, drammaticamente conteso tra Ucraina e Russia non può non tornare in mente l'immagine della celebre e monumentale scalinata, resa celebre dal film 'La corazzata Potiemkin' di Sergej Ejzenstejn, con quella carrozzina vuota, prima in bilico e poi che che scende veloce, saltando gradino dopo gradino, tra i corpi della gente in sciopero massacrata dai cosacchi. Ne parla naturalmente, verso la fine del suo libro, anche Charles King, docente alla Georgetown University, che, dopo aver scritto una bella 'Storia del Mar Nero' (pubblicata in italiano da Donzelli) ora pubblica questo suo libro sulle vicende della città di Odessa, dalla fondazione nel 1794 sino alla fine del XXI secolo. Storicamente, ci dice, non c'è traccia di questo episodio, che pare sia stato assolutamente inventato dalla potenza visiva e drammatica del regista, convinto di inaugurare con quel film, che ebbe un successo internazionale, un ''nuovo psicologismo'' che puntava a far reagire il pubblico, grazie a un abile montaggio. Quando le truppe comandate da De Ribas conquistarono agli ottomani la zona e questi propose di ribattezzare Khadijbey in Odessos, nome di un'antica colonia greca su quella costa, la grande Caterina accettò, ma cambiandolo al femminile. Da allora la storia della città passò di continuo tra momenti di prosperità e momenti di autodistruzione. Come tutti i grandi centri di convivenza multirazziale e multiculturale, fu terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di commerci come di arti e lettere, ma anche, in altri momenti, capace di far affiorare i lati più neri dell'odio razziale, religioso, tra vendette etniche e lotta di classe. E' così che, tra pogrom ottocenteschi e poi l'occupazione da parte dei rumeni, alleati dei nazisti, venne dispersa e distrutta una antica e numerosa colonia ebraica. E' quella cui aveva appartenuto anche Isaak Babel, a inizi Novecento salvatosi da un pogrom grazie ai suoi vicini di casa cristiani, poi, dopo la rivoluzione, giornalista al seguito della Cavalleria Rossa (da cui nacquero i racconti de ''L'armata a cavallo'') e fortunato autore dei ''Racconti di Odessa'', nostalgico ritratto della città, della sua vita violenta e generosa alle spalle del porto, personalità riconosciuta almeno sino al giorno in cui cadde vittima delle purghe staliniane, così che il suo percorso e la sua esistenza ci appaiono oggi esemplari di quegli anni. Giusto un secolo prima era stato Aleksandr Puskin, che a Odessa scrisse gran parte di ''Eugenio Onegin'', a portare scompiglio nella bella città, dove era stato praticamente esiliato per il suo carattere irriverente. Ebbe lì la storia d'amore con Lise, moglie del governatore, il conte Voroncov con cui questa aveva un tacito accorto per la reciproca libertà, ma messo in crisi dal poeta che quel legame volle ostentarlo e scriveva versi satirici sul marito, il quale chiese a Mosca di richiamarlo e liberarlo dell'incomodo.
    Una città viva, piena di storia che fa parte del mondo, ricca di viali e caffè, di villeggianti e scaricatori di porto, di artisti e commercianti, il cui spirito Charles King ritrova poi a Brighton Beach, alle estreme propaggini di Brooklin, rifugio di una comunità di profughi dalla Crimea, in gran parte ebrei, arrivati da fine ottocento sino a dopo l'olocausto, a ricreare una ''piccola Odessa''. 94Una città che ancora oggi è al centro dell'attenzione del mondo e della politica.
   

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