In 10 anni avremo un calo di 2,5
milioni di occupati come solo effetto dell'azione demografica. È
quanto evidenzia il Cnel nel rapporto "Demografia e forza
lavoro", curato dal consigliere Alessandro Rosina e approvato
dall'Assemblea il 18 dicembre scorso.
"Se negli ultimi decenni il fenomeno principale a cui siamo
andati incontro è l'invecchiamento della forza lavoro e un
cambiamento della composizione interna alle aziende a sfavore
del peso delle nuove generazioni - spiega il rapporto - nei
prossimi decenni il rischio è di andare incontro anche ad una
riduzione quantitativa complessiva della forza lavoro. Se,
infatti, non contrastata da un adeguato aumento del tasso di
occupazione delle nuove generazioni (sul versante maschile e
femminile) attualmente a livelli tra i più bassi in Europa,
l'azione delle dinamiche negative della demografia è tale da far
progressivamente riscalare verso il basso tutte le età
lavorative".
Secondo la simulazione proposta nel rapporto Cnel, "senza
aumento dei tassi di occupazione, quindi per solo effetto
dell'azione demografica, la platea degli occupati in Italia
andrebbe a ridursi di circa 2,5 milioni in soli 10 anni
(scendendo sotto 21,5 milioni all'orizzonte del 2035 rispetto ai
24 milioni attuali). Con dinamiche che diventerebbero
ulteriormente peggiorative nei decenni successivi. In uno
scenario di questo tipo - spiega il rapporto - gli attuali under
35 si troverebbero quindi ad essere giovani (entranti nella vita
attiva) nella fase in cui la forza lavoro maggiormente si
sbilancia verso i lavoratori maturi, e ad essere adulti (al
centro della vita attiva) nella fase in cui la forza lavoro
complessiva si riduce a fronte di un accentuato aumento della
popolazione anziana (con lo spostamento in pensione delle delle
generazioni demograficamente consistenti rappresentate dagli
attuali over 55). Con il rischio che le generazioni ancor più
giovani risultino demograficamente ancor più deboli (se la
natalità continua ad essere bassa), alimentando squilibri
crescenti".
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