La svolta imboccata dalla Germania, con il 'whatever it takes' del cancelliere in pectore Friedrich Merz sulla spesa in difesa e sicurezza, mette il turbo alle Borse europee, facendo volare Milano fino al 2,4% % e Francoforte a +3,8% a un soffio da nuovi massimi storici. E manda a picco i bond governativi, con il rialzo dei rendimenti sul bund più forte visto dalla caduta del Muro di Berlino e con lo spread Italia-Germania che, sulla piattaforma Mts, scende brevemente sotto 100.
Quello in atto sui mercati è una sorta di 'Trump Trade' al contrario: se il presidente Usa aveva promesso di galvanizzare Wall Street, da giorni gli indici europei hanno surclassato quelli americani con la Borsa di New York piatta a metà seduta. E contrariamente alle previsioni guadagna terreno - solo oggi oltre l'1% - l'euro, risalito oltre 1,07 dollari quando a gennaio si dava per imminente il raggiungimento della parità.
E' l'effetto del terremoto geopolitico innescato dai piani di riavvicinamento di Trump a Putin che ha fatto schizzare in poche settimane i titoli mondiali della difesa del 100% per far fronte alla minaccia di una Russia aggressiva e di un'America che si defila dal teatro ucraino. Il piano tedesco da 500 miliardi fra difesa, infrastrutture, energia, con una probabile modifica allo 'schuldenbremse' ossia alla regola costituzionale del pareggio di bilancio, s'inserisce su questo scenario: da giorni i titoli legati alla difesa, da Rheinmetall (+7% solo oggi) a Thales (+7,63%) ad Airbus (+2,5%) fino a Leonardo (+3,93%) e Saab sono sugli scudi.
Ma sull'attesa di una ripresa economica più robusta in Germania e in Europa - grazie a uno stimolo fiscale atteso da anni vista la crisi nera dell'industria - e con l'Istat che ha aggiornato la sua stima per l'Italia nel quarto trimestre a +0,1% da zero indicando una crescita acquisita di un decimale per il 2025, piovono acquisti su tutti i titoli ciclici legati alla crescita: da Siemens (+8%) a Deutsche Bank (+12%) alle costruzioni con Bilfinger e Hochtief in rialzo del 24 e 18% rispettivamente.
Fino, in Italia, a Stellantis che mette a segno un +4,5% dopo il piano Ue sulle auto, e al rally delle banche italiane che fa volare Unicredit fino oltre il 6%, Popolare di Sondrio, Bpm e Mps di cinque punti percentuali. Il Dax di Francoforte chiude così a +3,38% a poca distanza dal massimo storico di 23.300 toccato due giorni fa.
L'apertura di Berlino a una riforma delle regole di bilancio europee per far fronte alla situazione geopolitica fa il resto: Parigi chiude a +1,56%, Milano a +2,08%, Madrid a +1,4%. Le borse europee recuperano complessivamente 153 miliardi di euro di capitalizzazione. Ma è sulle obbligazioni che Berlino provoca un vero e proprio terremoto, frutto di un combinato disposto di più emissioni di debito e minori attese di tassi in discesa: vanno a picco i bond e in parallelo il rendimento sul bund vola di 30 punti base, quello sul Btp decennale di 28, con lo spread che chiude a 111 dopo aver sfiorato i 100 punti base, e anzi andando sotto se si guarda alla piattaforma Mts.
Gli operatori stanno infatti aggiornando al rialzo i loro conteggi per le emissioni massicce di bond nei prossimi anni che serviranno a finanziare i piani di spesa europei. A questo si somma l'effetto-crescita che avrà lo stimolo di bilancio. Un'economia europea più forte avrebbe meno bisogno della riduzione dei tassi Bce, e rischia anzi di infiammare nuova inflazione intralciando i piani di Francoforte per normalizzare il costo del denaro verso il 2%.
E così, alla vigilia del meeting di domani da cui è atteso quasi all'unanimità un taglio dei tassi dal 2,75% al 2,50%, gli investitori iniziano a mettere in dubbio la possibilità di tagliare fino al 2% entro l'anno. E a soppesare la probabilità di una pausa in aprile, quando dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini arrivava invece ieri un appello a un "atto di coraggio" tagliando subito di 50 punti base.
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