(di Valentina Roncati)
La spesa per la scuola italiana
troppo bassa - il 4,2% del Pil contro il 5,1% della media Ocse -
il 22% dei giovani senza un diploma, ovvero quasi 1 su 5 (il 14%
negli altri Paesi), gli stipendi degli insegnanti diminuiti in 7
anni di 4 punti percentuali, la piaga dei Neet, che in Italia
sono il 16,3% contro il 9,9% dei paesi Ocse. Sono alcuni dei
temi toccati dal rapporto 'Education at a glance 2023',
presentato stamane al ministero di viale Trastevere e occasione
per fare il punto sullo stato dell'istruzione in Italia e nel
mondo.
L'incontro - moderato da Roberto Ricci, presidente di Invalsi
- è stato aperto dall'intervento del ministro dell'Istruzione e
del Merito Giuseppe Valditara; a presentare il report è stata
Tia Loukkola, direttrice del Centro per la ricerca educativa e
l'innovazione dell'Ocse.
Tra i temi dello studio, anche l'istruzione tecnico
professionale: emerge che in Italia il 40% dei giovani di 15-19
anni è iscritto a percorsi di istruzione secondaria superiore a
indirizzo tecnico-professionale, rispetto al 23 % dell'area
dell'Ocse. Nonostante questi percorsi siano ampiamente diffusi,
i risultati ottenuti dagli studenti italiani sono inferiori
rispetto alla media dell'Ocse. I tassi di occupazione dei
diplomati dai tecnici professionali dopo uno o due anni dal
conseguimento del titolo, infatti, sono i più bassi in tutta
l'Ocse, con una percentuale pari al 55%. Anche per questo il
ministro Valditara ha annunciato durante il convegno che il 18
settembre porterà in Cdm la riforma in via sperimentale
dell'istruzione tecnico professionale.
Tra gli altri temi al centro del report, la crisi della
professione docente in tutti i Paesi Ocse: "è sempre più una
questione drammatica, che ha una spiegazione sicuramente legata
all'aspetto economico ma c'è poi anche il tema di ridare
autorevolezza sociale a questo lavoro che è il più bello del
mondo. Ridare prestigio sociale e autorevolezza è la grande
sfida per rendere più attraente questa professione", ha detto il
ministro. Ed in effetti i numeri mostrano che in media gli
stipendi effettivi dei docenti della scuola secondaria inferiore
sono del 9% più bassi rispetto a quelli dei lavoratori con un
livello di istruzione terziaria, ma in alcuni Paesi il divario
supera il 30 %. In tutti i Paesi dell'Ocse, tranne sei, gli
stipendi tabellari dei docenti della scuola secondaria inferiore
sono aumentati di meno dell'1 % all'anno in termini reali dal
2015; in Italia sono addirittura diminuiti del 4%. "Ancora una
volta ci confermiamo come fanalino di coda per quanto riguarda
retribuzioni e investimenti", commenta il segretario generale
Uil Scuola Rua Giuseppe D'Aprile. Anche l'età media dei
professori desta preoccupazione: il 61% ha 50 anni o di più
rispetto ad una media Ocse del 39%. Lo studio sembra invece
smentire la presenza in Italia delle cosiddette classi pollaio:
le nostre aule sarebbero addirittura meno affollate di quelle
dei 38 paesi industrialmente sviluppati.
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