Quasi il 73% degli artigiani
friulani, 3 su 4, nel 2023 ha mantenuto o visto crescere il
proprio giro d'affari. A migliorare i ricavi rispetto al 2022
sono state in particolare imprese di costruzioni (+2,5%),
manifatture (+1,8%) e servizi (+0,9%). In media, l'artigianato
friulano ha visto migliorare i ricavi nell'anno del +1,7%. I
dati sono emersi dalla 36/a Indagine congiuntura
dell'artigianato in Provincia di Udine elaborata da Nicola
Serio, responsabile Ufficio studi di Confartigianato Udine,
sulla base di 500 interviste realizzate tra 8 gennaio e 1
febbraio dall'Irtef di Udine. I risultati sono stati illustrati
oggi alla presenza del presidente di Confartigianato Udine e
Fvg, Graziano Tilatti.
"Dati positivi che purtroppo si accompagnano ad alcune
criticità - ha commentato Tilatti - alcune sono storiche, come
la difficoltà di accesso al credito, altre più recenti, come il
costo del credito aumentato in modo esponenziale e all'impatto
dell'inflazione sulle materie prime. Ma il problema più grande
per le nostre imprese - ha proseguito - è il reperimento di
manodopera qualificata, per sostituire i nati negli anni '60 che
stanno andando in pensione".
Tra gli altri dati evidenziati, il saldo di opinione
sull'andamento del fatturato, che si è confermato anche nel 2023
in area positiva, al 24,9%, benché inferiore al 2022.
Oltre al fatturato, nel 2023 è cresciuto del 2,5% anche il
numero dei dipendenti artigiani, mentre è calato dell'1,4% il
numero di imprese che esportano, 7,2% contro l'8,6% del 2022.
Cresciute del +3,2% nel 2023 le imprese che hanno investito.
Quanto al 1/o semestre 2024, il 47,8% delle imprese prevede di
confermare il fatturato del 2023, il 28,6% si aspetta una
crescita, il 23,5% un calo. La fiducia nella propria capacità di
competere è di 8,1 su 10. E benché risulti ancora insufficiente,
anche la fiducia degli artigiani sul sistema Paese è la più alta
da inizio 2015, pari a 5,2. Tra le criticità segnalate, la
difficoltà nel trovare lavoratori da assumere, patita dal 78%
delle imprese, la crescita dei prezzi dei fornitori (31,4%) e
l'aumento dei tassi bancari (29,3%), seguiti dall'eccesso di
burocrazia.
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