Lo Stato dovrà trovare nei prossimi
anni 6,6 miliardi attraverso la fiscalità generale per coprire
le ricadute sull'Inps dello stralcio dei crediti contributivi
fino al 2015. Lo sottolinea il Civ dell'Inps. Si tratta del peso
sulle pensioni dei dipendenti dei contributi dovuti ma non
pagati dalle aziende e in seguito stralciati attraverso tre
provvedimenti introdotti tra il 2018 e il 2022. Poiché c'è per i
dipendenti l'automaticità delle prestazioni questi contributi,
anche se non pagati dal datore di lavoro e poi rottamati, fanno
parte del loro montante contributivo.
"E' necessario - spiega il Civ - coprire gli oneri aggiuntivi
che l'Istituto dovrà sostenere nei prossimi anni per effetto di
questo stralcio, dovendo comunque garantire le prestazioni
previdenziali ai lavoratori anche a fronte di un mancato
versamento della contribuzione. In particolare occorrerà tenerne
conto nel momento in cui verranno determinati gli importi dei
trasferimenti dal bilancio dello Stato all'Inps nelle prossime
annualità".
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