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I ministri degli Esteri di Francia e Germania a Damasco per incontrare Jolani

I ministri degli Esteri di Francia e Germania a Damasco per incontrare Jolani

Barrot e Baerbock hanno visitato il famigerato carcere di Saydnaya

04 gennaio 2025, 10:29

di Michele Esposito

ANSACheck
Barrot e  Baerbock  visitano il carcere di Saydnaya © ANSA/AFP

Barrot e Baerbock visitano il carcere di Saydnaya © ANSA/AFP

Una transizione pacifica per uno Stato sovrano e stabile, ma non islamista. L'Europa è sbarcata a Damasco per la prima volta dalla fine del regime di Assad e attraverso i ministri degli Esteri di Francia e Germania si è seduta al tavolo con il nuovo leader Ahmed al-Sharaa, conosciuto comunemente come al-Jolani.

   A rappresentare i 27 e le istituzioni comunitarie sono state la tedesca Annalena Baerbock e il suo omologo francese Jean-Noel Barrot, esponenti dei due Paesi europei forse con i maggiori legami, per tradizione storica e presenza di rifugiati siriani, con il Paese mediorientale.

   Quella di Baerbock e Barrot è stata una visita breve, ma zeppa di appuntamenti. I due ministri hanno visto le più alte cariche del nuovo governo guidato dagli ormai ex ribelli dell'Hayat Tahrir al-Sham, e hanno fatto tappa nella famigerata prigione di Saydnaya, simbolo della repressione politica targata Bashar Assad. Barrot ha inoltre incontrato i rappresentanti della comunità cristiana e Mazloum Abdi, leader delle Forze Democratiche Siriane (Fds) dominate dai curdi. Una missione densa, insomma, che ha avuto anche il marchio ufficiale di Bruxelles.

   "I due ministri sono a Damasco in rappresentanza dell'Ue e a mio nome. Il nostro messaggio alla nuova leadership siriana: rispettare i principi concordati con gli attori regionali e garantire la protezione di tutti i civili e delle minoranze è della massima importanza", ha sottolineato su X l'Alto Rappresentante per la Politica Estera Kaja Kallas.

   L'Europa, quindi, muove i primi passi nella nuova Siria guidata da al-Jolani, in un contesto ancora segnato dalla precarietà, con gli Usa e non solo impegnati ad attaccare le postazioni dell'Isis presenti sul territorio e Israele che continua a occupare la zona cuscinetto sul Golan. Ed è in questo contesto che l'Ue ha voluto assicurare una sponda politica e soprattutto finanziaria, ma ad alcune condizioni. "L'Europa sosterrà" la Siria nella sua transizione 'ma non finanzierà nuove strutture islamiste. Questo non è solo nel nostro interesse di sicurezza, ma anche quello che ho sentito ripetere da molti siriani in Germania, e qui nella regione", ha spiegato Baerbock, delineando una posizione che, dopo l'attentato a Magdeburgo prima di Natale e quello a New Orleans a Capodanno è destinata a rafforzarsi.

   I dubbi sul fatto che la Siria possa trasformarsi in un regime simil-talebano in Europa non sono ancora diradati. E su X sono rimbalzate tra decine di commenti le immagini di al-Jolani che, ricevendo i due ministri europei, si è limitato a stringere la mano al francese Barrot perché di sesso maschile. La missione a Damasco, allo stesso tempo, certifica la volontà dell'Ue di dare un robusto credito alla nuova leadership siriana. "È con questa mano tesa, ma anche con chiare aspettative, che ci rechiamo oggi a Damasco: vogliamo sostenerli in un trasferimento di potere inclusivo e pacifico, nella riconciliazione della società, nella ricostruzione", ha spiegato Baerbock laddove Barrot ha aggiunto la necessità di arrivare ad una "soluzione pacifica con i curdi, alleati della Francia, affinché siano pienamente integrati in questo processo politico".

   Dall'altra parte, per al-Jolani il primo obiettivo è la fine delle sanzioni europee e occidentali ancora in vigore contro Damasco. A fine gennaio il tema potrebbe finire sul tavolo del primo Consiglio Affari Esteri dell'Ue del 2025. E la sensazione è che il consenso nei 27 per un graduale ammorbidimento delle sanzioni possa allargarsi. La Siria, per l'Ue, ha una importanza cruciale su almeno due fronti. Il primo, geopolitico, sta nell'avvicinamento ad un territorio storicamente sotto l'egida della Russia. Il secondo riguarda la migrazione e il rientro volontario dei rifugiati. Finora, secondo l'Onu, più di 115mila siriani sono tornati in patria. Numeri che, per gli assertori di una Europa quasi totalmente chiusa ai migranti, andrebbero incrementati. 

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