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Quel che resta di Hamas, la cupola e le nuove leve

Quel che resta di Hamas, la cupola e le nuove leve

La rabbia dei giovanissimi rimpiazzerà i 21 battaglioni perduti

ROMA, 16 gennaio 2025, 19:00

di Laurence Figà-Talamanca

ANSACheck
Una manifestazione in ricordo di Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso nell 'ottobre scorso a Gaza © ANSA/EPA

Una manifestazione in ricordo di Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso nell 'ottobre scorso a Gaza © ANSA/EPA

        Hamas "non dimenticherà e non perdonerà" le sofferenze inflitte al popolo di Gaza. L'accordo per un cessate il fuoco era stato appena annunciato quando proprio da Doha, sede dei colloqui, il negoziatore capo della fazione islamica, Khalil al Hayya, ha rivendicato la "sconfitta di Israele", inneggiato al massacro del 7 ottobre che scatenò la guerra e promesso che l'obiettivo era e resta la distruzione dello Stato ebraico. Ma, al di là della consueta retorica infuocata, sul terreno i 15 mesi di conflitto e bombardamenti hanno lasciato il segno, limitando di molto le attuali capacità di Hamas di lanciare nuovi pesanti attacchi contro Israele: la sua leadership è stata decimata, l'arsenale ridotto al lumicino e la sua rete di alleati e finanziatori fortemente indebolita dalle azioni israeliane contro l'Iran, Hezbollah in Libano, la Siria e gli Houthi yemeniti.

    Allo stesso tempo però il lungo conflitto, che nella Striscia ha causato più di 46 mila morti - fino a 70.000, secondo una stima della prestigiosa rivista The Lancet - di cui solo un terzo sarebbero miliziani di Hamas (circa 17.000 sosteneva a settembre l'esercito israeliano), ha creato terreno fertile per nuove generazioni di combattenti, motivati dalla rabbia per aver visto morire le loro famiglie o i loro amici, le loro case distrutte dai raid aerei, la fame dei più piccoli e l'impossibilità di curare i feriti tra atroci sofferenze.

    Secondo analisti militari citati dal New York Times, l'operazione israeliana Spade di Ferro è riuscita a smantellare almeno 21 dei 24 battaglioni delle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio militare di Hamas, e a distruggere infrastrutture strategiche del gruppo, compresa parte della lunga rete di tunnel da centinaia di chilometri che i miliziani usavano per operare in sicurezza, trasportare e stipare le armi e nascondere gli ostaggi. Con l'ingresso delle truppe a Rafah e lungo il corridoio Filadelfia, Hamas ha perso anche la capacità di rifornirsi dal confine con l'Egitto.

    Quanto ai leader dell'organizzazione, Israele sostiene di aver ucciso in un attacco aereo su Khan Yunis nel sud della Striscia a luglio il comandante supremo dell'ala militare, Mohammed Deif, ritenuto la mente delle stragi al Nova festival di Reim e nei kibbutz. Lo stesso mese lo storico capo dell'ufficio politico, Ismail Haniyeh, che viveva stabilmente in Qatar, è stato eliminato a Teheran. Mentre a ottobre la fine da combattente di Yahya Sinwar, immortalato in un video mentre scaglia la sua rabbia contro l'Idf subito prima di essere colpito da un drone e diventare un "martire", ne ha consolidato il mito tra i giovani. A sostituirlo è stato chiamato il fratello Muhammed, considerato ancora più spietato di lui.

    Il movimento può ancora contare anche su Ezz ad-Din Haddad, comandante della divisione settentrionale di Hamas, in grado di ricomporre le forze nel nord della Striscia e costringere l'esercito israeliano a tornare in zone che riteneva già "bonificate". Sinwar e Haddad, insieme al generale Rafih Muhammad, "costituiranno l'elemento centrale della ricostituzione di Hamas", scrive il Wall Street Journal. Per farlo potranno avvalersi di centinaia di ragazzi, addestrati ora in fretta e furia, con l'obiettivo di tornare a colpire Israele in futuro, se Hamas sarà lasciato libero di operare. La comunità internazionale sta infatti pensando a una missione di sicurezza, o forze di peacekeeping a guida araba, da dispiegare nella Striscia e impedire che il movimento radicale si riarmi e ritrovi vigore anche grazie alle nuove leve. "Il cessate il fuoco non pone fine al conflitto - sottolinea la Bbc in un editoriale di Jeremy Bowen -. Le conseguenze di tanta distruzione e morte si faranno sentire per una generazione. Almeno". 
   

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