Donald Trump suggella "le 100 ore piu' storiche della storia americana" rilanciando la crociata anti aborto in Usa e a livello globale, congelando tutti gli aiuti esteri (tranne che per Israele ed Egitto), avviando maxi purghe anche per gli ispettori generali dei ministeri e incassando nella sua prova di forza al Senato la nomina piu' controversa, quella di Pete Hegseth al Pentagono.
Una conferma - secondo vari analisti - che, nonostante ne avesse preso le distanze in campagna elettorale, sta realizzando il temuto 'Project 2025', l'agenda conservatrice che concentra il potere nelle mani dell'esecutivo rischiando di snaturare la democrazia americana.
Alla vigilia dell'annuale marcia anti aborto nella capitale, il presidente aveva graziato 23 attivisti pro life condannati per aver bloccato nel 2020 a Washington l'accesso di una clinica per l'aborto, intimidendo staff e pazienti. Ma ne' lui - in video collegamento - ne' il suo vice JD Vance - presente all'evento - avevano fatto ulteriori promesse ai 150 mila partecipanti, lasciandoli delusi.
L'amministrazione tuttavia si era gia' messa in moto. Il segretario di stato Marco Rubio ha annunciato poche ore dopo che gli Usa sono rientrati nella cosiddetta 'Geneva Consensus Declaration', un patto anti-aborto globale lanciato dal tycoon nel suo primo mandato e sponsorizzato da sei Paesi (Stati Uniti, Brasile, Egitto, Ungheria, Indonesia e Uganda). Una iniziativa da cui Joe Biden si era ritirato e che ora l'amministrazione Trump rilancia insieme a paesi come Arabia Saudita e Bielorussia. L'iniziativa mira a limitare l'accesso e il sostegno globale all'aborto affermando che non esiste un diritto internazionale all'interruzione di gravidanza e che quindi i Paesi non hanno alcun obbligo di finanziarlo o facilitarlo.
A questo scopo il tycoon ha firmato un memo che reintroduce la 'Mexico City policy', una direttiva Usa ribattezzata dai detrattori "bavaglio globale", che blocca gli aiuti americani alle organizzazioni straniere che utilizzano fondi, anche da altre fonti, per eseguire o valutare aborti. Indipendentemente da chi sia in carica, gli Stati Uniti non finanziano le interruzioni di gravidanza all'estero, come stabilito dall'emendamento Helms in vigore da oltre 50 anni. Ma la Mexico City policy va oltre: proibisce alle organizzazioni che accettano finanziamenti sanitari globali statunitensi, con limitate eccezioni, di eseguire aborti, di fornire consulenza o informazioni sulle opzioni di aborto o di sostenere la liberalizzazione dei diritti in materia. Trump ha anche revocato altri provvedimenti presi da Joe Biden per proteggere ed espandere l'accesso ai servizi riproduttivi in Usa dopo che la Corte suprema ha cancellato la 'Roe v. Wade'. Ridotti inoltre gli sforzi per perseguire gli attivisti che interferiscono con le donne che vanno nelle cliniche per abortire.
Rubio intanto ha bloccato molti miliardi di dollari in progetti finanziati da Washington a livello globale per sostenere tra l'altro la salute, l'istruzione, lo sviluppo, la formazione professionale, la lotta alla corruzione, l'assistenza alla sicurezza, eseguendo l'ordine di Trump di congelare gli aiuti non in linea con gli interessi americani.
The Donald ha deciso anche di silurare tutto il personale federale impegnato nei programmi Deia (Diversità, Equità, Inclusione e Accessibilità) e (senza preavviso) 17 ispettori generali di almeno 12 ministeri, tutti dirigenti indipendenti incaricati di scoprire frodi, sprechi e abusi nel governo: mosse dettate dalla guerra anti woke e dall'allergia ai controlli del 'deep state'. Tra un raid e l'altro per la deportazioni dei migranti illegali immortalati in catene sugli account sociale della Casa Bianca, non sono mancate alcune vendette personali, come la revoca della scorta ad alcuni suoi ex collaboratori: Mike Pompeo, John Bolton e Anthony Fauci. Un ciclone di 100 ore che ha travolto i dem, rimasti storditi, disorientati, senza una voce forte per reagire a quello che appare come un uomo solo al comando.
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