Migliaia di persone stanno
manifestando in tutta la Grecia per chiedere giustizia per le 57
vittime dell'incidente ferroviario di Tebi, avvenuto il 28
febbraio del 2023 nei pressi della città di Larissa. Piazza
Syntagma, sede del parlamento ellenico nel centro di Atene, si è
riempita di manifestanti che espongono cartelli in ricordo dei
passeggeri, molti delle quali giovani, che persero la vita nello
scontro frontale tra due treni. Analoghe manifestazioni si
stanno tenendo a Salonicco e nelle principali città greche: in
tutto, stando a Kathimerini, 97 città greche stanno ospitando la
protesta dei cittadini e movimenti studenteschi. Proteste sono
state organizzate anche dalle comunità elleniche in alcune città
italiane.
La manifestazione è stata indetta dal Comitato dei familiari
delle vittime dell'incidente, dopo che alcuni media ellenici,
come il giornale d'inchiesta Documento, hanno pubblicato nelle
ultime settimane una registrazione di alcune chiamate dei
passeggeri del treno per chiedere aiuto subito dopo l'incidente.
Nel documento audio, incluso nello studio del consulente tecnico
nominato dai parenti delle vittime per fare luce sulle cause
della tragedia, si sente una persona dire "Non ho ossigeno",
alludendo all'incendio che era scoppiato nel vagone. Quella
frase è lo slogan delle proteste odierne. Uno striscione issato
ad Atene recita 'il vostro profitto, il nostro sangue'.
Come scrive Documento, secondo i familiari delle vittime,
l'audio sarebbe la prova che c'erano persone vive dopo
l'incidente, che sarebbero morte per l'incendio scoppiato subito
dopo perché il vagone merci avrebbe trasportato un carico con
materiale chimico non dichiarato. I familiari delle vittime
chiedono per questo che venga fatta piena chiarezza sulle
dinamiche dell'incidente.
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