C'è un istante in cui Robert Habeck ha dimostrato di avere la stoffa per sognare la cancelleria, ai primi di novembre del 2023. "L'antisemitismo non può essere tollerato in nessuna forma. Nessuna". Parole chiarissime, scandite in un video di quasi dieci minuti in cui Habeck, vicecancelliere verde di Olaf Scholz, parla a tutti i tedeschi guardando dritto nella camera, poche settimane dopo l'attacco terrorista di Hamas a Israele.
Il momento è particolare perché nel Paese ci sono sono manifestazioni contro la reazione israeliana e potrebbe restare in silenzio perché politicamente la questione scotta. Ma lui con una chiarezza disarmante si fa carico del problema. In Germania, dice, abbiamo una storia da non dimenticare. Si rivolge direttamente alle comunità musulmane: "Avete diritto a essere protetti contro l'estremismo di destra. Ma dovete essere parte attiva nel contrastare l'antisemitismo". In quel momento viene fuori lo statista. Che è colto, ha conseguito il dottorato in letteratura e ha scritto diversi romanzi con sua moglie, con la quale ha quattro figli. In un mondo che apprezza la semplicità Habeck è, con la sua retorica e il suo fare un po' da secchione, il campione della complessità che va spezzettata, sezionata e digerita.
Nato nel 1969 a Lubecca, rappresenta la prima generazione che fa politica nella Germania riunificata. Per lui persino Gerhard Schröder e il suo vecchio compagno di partito Joschka Fischer sono dinosauri. Inizia a fare politica all'inizio del duemila, è il segretario dei Verdi nello Schleswig-Holstein. A 40 anni è capogruppo nel parlamento locale e nel 2012 entra nel governo come vicepresidente del Land e ministro per la svolta energetica, l'agricoltura e l'ambiente.
Fa parte di quel gruppo che porta i Verdi a diventare definitivamente un partito "normale" e pragmatico. Si alleano con Spd o con i conservatori, con i Liberali o con la Linke. A volte restano comunque prigionieri della loro ideologia, come quando, con i prezzi dell'energia alle stelle per la guerra in Ucraina, Habeck ha voluto a tutti i costi chiudere le ultime tre centrali nucleari. Nel 2017 sarebbe volentieri entrato nel governo Merkel. Nel 2021, ha lasciato ad Annalena Baerbock il posto di candidata alla cancelleria. La cosa per lui non è stata facile, lo dice chiaramente, la politica è anche ambizione.
Il suo turno è arrivato quest'anno ma per ora i sondaggi non sono ottimisti. Del resto, è stato il ministro dell'economia di una coalizione poco amata e il bilancio verde, sia in economia sia in politica estera, è chiaroscuro. Per qualcuno ha fatto troppo, per altri troppo poco. Lui se la prende con la sentenza del Tribunale costituzionale che ha bocciato il bilancio. Da quel momento la coalizione ha cominciato ad avere problemi veri. Lui e i Verdi pure.
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