Un volto stanco e un'insolita grinta. Olaf Scholz ha affrontato il ring di una campagna elettorale obiettivamente complessa da vero combattente, ed è andato a tutto gas, per non finire in pensione. Ma il cancelliere debole del governo del Semaforo, crollato dopo la cacciata del ministro delle Finanze liberale, potrebbe davvero chiudere la sua parabola politica dopo il voto di domenica in Germania.
I socialdemocratici (al 16%) rischiano di pagare con lui la scelta di non aver cambiato candidato quando Boris Pistorius, ministro della Difesa tanto amato quanto disinvolto davanti alle telecamere, mostrava indici di gradimento promettenti per la corsa contro Friedrich Merz. A 67 anni, attivo in politica dai tempi della scuola, un passato da avvocato giuslavorista e una passione per la canoa, Scholz non ha tuttavia alcuna intenzione di farsi da parte. "Per me esisteva ed esiste un solo partito, l'Spd", scrive sul suo profilo di candidato, ricordando l'influenza decisiva di Willy Brandt e Helmut Schmidt.
"Inizia tutte le frasi con io", dice di lui l'avversario democristiano, giunto a un passo dalla cancelleria. E i tedeschi, che gli si sono affidati ritenendolo una specie di proiezione di Angela Merkel, gli contestano spesso il tratto arrogante e il fatto di non ammettere i propri errori. In Germania, e non solo qui, è accusato di aver mancato proprio nella capacità di leadership. Diversamente dall'ex cancelliera, l'ex sindaco di Amburgo, che con lei ha collaborato da ministro delle Finanze, non è stato capace di farsi sentire a Bruxelles, e ha trascurato i rapporti con Parigi. Non solo: l'accusa è che abbia esitato troppo con Kiev per paura di Putin (negando i Taurus per non sovraesporre la Germania) e che abbia finito col diventare irrilevante, e dunque ignorato oltreoceano.
Scholz, in realtà, ha avuto il compito ingrato di uscire dal disimpegno tedesco e di riarmare la Germania, assumendo la guida del Paese - era l'8 dicembre 2021 - appena due mesi prima dell'invasione russa in Ucraina. Ci sono analisti che ammettono che il suo litigioso governo (lo era strutturalmente dai colori rosso-verde-giallo) ha gestito meglio le grandi emergenze delle sfide ordinarie. Si pensi solo all'impatto della crisi energetica sulla locomotiva industriale. Tutti gli riconoscono il merito del discorso pronunciato in parlamento il 27 febbraio del 2022, quando annunciò ai tedeschi e al mondo intero la 'Zeitenwende', la "svolta epocale". Poi però non l'ha attuata, gli rinfacciano i conservatori tre anni dopo.
"Ho avuto una vita felice, riuscita nel privato e nell'amore", ha detto di sé al duello della Bild, pensando alla moglie Britta Ernst. Ma non sembrano davvero le parole di chi ha capito che è finita: "Dica che non si farà eleggere cancelliere con i voti dell'Afd", ha incalzato nella stessa sede Merz, provando a tendergli un altro trappolone. Perché in questo sembra avere una fede inscalfibile: Friedrich Merz è un "giocatore d'azzardo" che ha provato a dare un ultimatum a Putin, e prima o poi sbaglierà.
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