I leader arabi discutono oggi pomeriggio al Cairo di un progetto alternativo a quello di Donald Trump su Gaza, che prevede un controllo statunitense del territorio e l'espulsione della sua popolazione, mentre l'accordo di tregua tra Israele e Hamas è in una fase di stallo.
Il piano del presidente americano, respinto dai paesi arabi, dai palestinesi e da molti altri Stati e organizzazioni internazionali, è stato invece accolto con favore dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale ha affermato ieri che "è giunto il momento di dare agli abitanti di Gaza la libertà di partire". L'Onu stima in oltre 53 miliardi di dollari il costo per la ricostruzione di questo territorio in rovina, dove circa 2,4 milioni di palestinesi sono assediati da Israele da quasi 17 mesi.
All'apertura del vertice straordinario della Lega araba, previsto intorno alle 16:00 ora locale (15 in Italia), dovrebbero intervenire, tra gli altri, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi e il re del Bahrein, Hamad ben Issa Al Khalifa, secondo l'ordine del giorno pubblicato dall'organizzazione panaraba. La riunione proseguirà poi a porte chiuse per finalizzare e approvare la dichiarazione finale.
Secondo il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty, che ieri ha incontrato i suoi omologhi al Cairo, un piano egiziano, i cui dettagli non sono stati resi pubblici, dovrebbe essere presentato al vertice "per l'approvazione".
Il presidente palestinese Abu Mazen si è detto pronto a tenere le elezioni entro l'anno prossimo. Il leader palestinese al Cairo per partecipare al vertice straordinario della Lega araba su Gaza ha poi annunciato che l'Autorità Palestinese riprenderà il suo ruolo a Gaza nell'ambito del piano egiziano.
Costa, Guterres e Jolani presenti al Cairo
Oltre al presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, sono al Cairo per partecipare al vertice straordinario della Lega araba su Gaza anche almeno un'altra quindicina di personalità fra re, presidenti, rappresentanti di istituzioni internazionali e ministri tra cui il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres; il presidente siriano Ahmed al-Sharaa (Jolani) e quello palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas).
E' quanto emerge da una lista provvisoria di personalità transitate nelle ultime ore all'aeroporto del Cairo stilata da una fonte aeroportuale. La lista include il re Hamad bin Issa Al Khalifa (Bahrein e presidente di turno del Consiglio della Lega degli Stati arabi) e i presidenti João Lourenço (Angola, in rappresentanza dell'Unione africana), Joseph Aoun (Libano), Rashad Mohammed Al-Alimi (Yemen), Abdul Latif Jamal Rashid (Iraq), Mohamed Al-Menfi (Consiglio presidenziale libico), Mohamed Ould Ghazouani (Mauritania) e Azali Assoumani (Comore).
Al Cairo c'è almeno un premier (il somalo Hamza Abdi Barre) e due ministri degli Esteri (Nasser Bourita per il Marocco e Ahmed Attaf per l'Algeria), emerge ancora dalla lista.
Governance transitoria, niente spostamenti forzati, forza di pace
Il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia di Gaza prevede di "mantenere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza" e richiede "disposizioni per una governance transitoria e la garanzia della sicurezza in modo da preservare le prospettive di una soluzione a due Stati": lo scrive l'emittente panaraba Sky News Arabia. Il piano propone inoltre di "lavorare a una proposta progressiva di gestione della Striscia durante la ricostruzione, tenendo conto della tutela del diritto del popolo palestinese a rimanere sulla propria terra", scrive ancora la tv.
Nel piano, secondo la stessa fonte, c'è anche l'impegno "per mantenere la calma attuale e per la liberazione dei detenuti e dei prigionieri" (quindi gli ostaggi israeliani), e "i diritti del popolo palestinese per la presenza continua sul proprio territorio senza spostamenti forzati". Il documento includerebbe la "condanna degli omicidi e degli attacchi contro i civili, della violenza senza precedenti e delle sofferenze umane causate dalla guerra" e dichiara che "la Striscia è parte integrante dei territori palestinesi e il tentativo di stabilire una separazione tra la Striscia e la Cisgiordania distrugge le speranze di pace". Il piano di ricostruzione afferma inoltre la "necessità che la comunità internazionale collabori per rispondere al disastro umanitario causato dalla guerra nella Striscia di Gaza".
La proposta prevede anche "la decisione di dispiegare forze internazionali di mantenimento della pace nei territori palestinesi in un contesto integrato per l'istituzione di uno Stato palestinese": lo scrive l'emittente pubblica egiziana al Qaera. "L'idea di una presenza internazionale nei territori palestinesi della Cisgiordania e di Gaza potrebbe essere esaminata dal Consiglio di Sicurezza" dell'Onu", scrive ancora la Tv.
Una bozza del piano egiziano, ottenuta dalla Cnn e in discussione oggi al Cairo tra i paesi arabi, escluderebbe Hamas dal governo dell'enclave una volta terminata la guerra. L'Egitto propone la formazione di un comitato palestinese indipendente e tecnocratico per governare Gaza per un periodo provvisorio di 6 mesi "sotto l'ombrello" dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) con sede in Cisgiordania, i cui membri non avrebbero affiliazioni con fazioni palestinesi, si legge nel documento.
Scontro Israele-Hamas sulla demilitarizzazione della Striscia
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar chiede la 'completa demilitarizzazione' di Gaza per passare alla seconda fase dell'accordo sulla tregua. Sa'ar ha anche rivendicato il blocco degli aiuti umanitari: "Gli aiuti umanitari sono diventati la principale fonte di reddito di Hamas a Gaza. Quei soldi li usano per il terrorismo, per ripristinare le loro capacità e per far entrare più giovani terroristi nella loro organizzazione".
Il disarmo di Hamas è una "linea rossa", ha detto all'AFP Sami Abu Zouhri, uno dei leader del movimento islamista palestinese, dopo che Israele ha condizionato la continuazione della tregua nella striscia di Gaza alla "demilitarizzazione totale" del territorio. "Ogni discussione sulle armi della resistenza (a Israele) è un nonsenso. Le armi della resistenza sono una linea rossa per Hamas e tutti i gruppi di resistenza", ha detto Zuhri. "È una questione non negoziabile" e "ogni discussione sulla deportazione dei combattenti della resistenza o del nostro popolo è respinta" in anticipo, ha aggiunto.
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