Smuove le acque dell'Europa come un sasso lanciato nello stagno il caso di Calin Georgescu, leader dell'estrema destra romena escluso dalla corsa alle presidenziali dopo aver vinto una tornata elettorale poi annullata nel novembre scorso. Oggi ha fatto ricorso contro la decisione della commissione elettorale alla Corte Costituzionale. Il verdetto è atteso per mercoledì prossimo ma, intanto, la vicenda sta catalizzando i malcontenti delle destre europee e non solo, e sollevando interrogativi sulla democrazia reale in atto nel Vecchio continente.
Calin Georgescu è un personaggio controverso: 62 anni, ex alto funzionario pubblico, no vax convinto e vicino alle posizioni di Donald Trump ma senza un passato politico di spicco, aveva ottenuto la vittoria alle elezioni di novembre, poi annullate, dopo una campagna martellante su TikTok in odore, secondo le autorità romene, di ingerenze russe. Accuse respinte da Mosca e dallo stesso Georgescu ma che hanno portato all'allontanamento di alcuni diplomatici russi dichiarati 'persone non grate'. Una campagna comunque infarcita di slogan complottisti e antiscientifici, fino a sostenere che l'uomo non sia mai andato sulla Luna, o che il cambiamento climatico sia "una truffa".
Di sicuro, in qualche modo, è riuscito a conquistare una discreta platea di elettori, scesi in piazza più e più volte in suo sostegno affrontando anche violenti scontri con la polizia in cui, solo ieri, sono rimasti feriti 13 agenti. A Georgescu va soprattutto il consenso dichiarato di Elon Musk e JD Vance, ai quali si è associato il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini che ieri ha parlato di un "euro-golpe in stile sovietico". E oggi gli fa eco, fra gli altri, anche Matteo Renzi, che definisce "uno scandalo che di democratico non ha nulla" l'averlo escluso dalla candidatura. "Se un candidato ha idee non condivisibili non puoi buttarlo fuori dalle elezioni - dice -. Perché se lo fai, smetti tu di essere democratico".
Con Georgescu si schierano Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento Europeo e il leader dell'ultradestra spagnola Vox Santiago Abascal, che parla di una "inconcepibile pressione dei burocrati di Bruxelles.
Calin Georgescu, che i suoi sostenitori danno forte del 40 per cento dei consensi nei sondaggi, denuncia sui social "un colpo diretto alla democrazia", invitando però alla calma. Dice che la Romania è ormai succube di una "tirannia" e che l'Europa è una "dittatura". In un messaggio postato sulla sua pagina Facebook, ha invitato a rispettare le indicazioni dei due primi partiti di estrema destra, Pot e Aur, e a mantenere la calma fino al 4 maggio, data delle nuove elezioni presidenziali.
"Restiamo uniti. Andiamo avanti insieme fino in fondo per gli stessi valori: pace, democrazia, libertà", ha scritto Georgescu.
"Ringrazio il popolo romeno per tutto ciò che fa, ma vi chiedo ancora una volta: tutto deve avvenire con calma, in pace e con piena consapevolezza della realtà, senza dare luogo a violenze o ad altre situazioni simili a quelle di ieri sera. Andiamo avanti con grande fiducia per il futuro di questo Paese".
Secondo analisti locali, lo schieramento di Georgescu nutrirebbe scarse speranze di una sua rivalsa pur difendendo la sua posizione di principio e starebbe già pensando a un nuovo candidato in sua sostituzione. Tra gli altri, si sarebbe fatto avanti George Simion, un'altra figura dell'estrema destra rumena fondatore di una associazione irredentista che sogna l'unificazione di Romania e Moldavia. Commentando l'esclusione di Georgescu, ha evocato timori di "colpo di Stato" e ha parlato di "una pagina nera nella nostra fragile democrazia".
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