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Da Lampedusa a Giuba, il Papa nelle periferie del mondo

Da Lampedusa a Giuba, il Papa nelle periferie del mondo

Dal polo nord all'equatore dribblando le grandi capitali

21 aprile 2025, 14:24

di Manuela Tulli

ANSACheck
DA LAMPEDUSA A GIUBA, IL PAPA NELLE PERIFERIE DEL MONDO - SPECIALE © ANSA/EPA

DA LAMPEDUSA A GIUBA, IL PAPA NELLE PERIFERIE DEL MONDO - SPECIALE © ANSA/EPA

Francesco è stato, più di ogni altro Pontefice, il Papa delle periferie del mondo: da Lampedusa a Giuba, in Sud Sudan, Bergoglio ha sempre privilegiato gli angoli del pianeta dimenticati dal mondo. E così ha acceso lui i riflettori su realtà che rischiano di essere perennemente in secondo piano.

E' con questa logica che è stato ad Ajaccio e non a Parigi, a Malta e non a Madrid, a Tirana e non a Berlino. Due volte a Lesbo, l'isola greca dei migranti, come aveva scelto Lampedusa per la sua prima visita in Italia.

Anche in Italia ha amato di più i piccoli centri alle grandi città che ha pur visitato per ragioni pastorali. Il Papa è stato sei volte ad Assisi, la città di quel Francesco dal quale ha preso il nome.

Nelle visite italiane ci sono stati anche altri piccoli centri che avevano bisogno della 'carezza' del Papa: Amatrice dopo il terremoto, Piazza Armerina per ricordare don Pino Puglisi, Portocomaro per festeggiare il compleanno della cugina.

Fu lo stesso Bergoglio, nel viaggio di ritorno dall'Africa, a febbraio del 2023, a spiegare che per l'Europa aveva scelto "i paesi più piccoli, per conoscere l'Europa nascosta, l'Europa che ha tanta cultura". "La scelta mia è questa: cercare di non cadere nella globalizzazione dell'indifferenza", sottolineò. Di qui allora la scelta di visitare nel 2015 la Bosnia e l'Erzegovina, nel 2016 la Svezia, nel 2018 i Paesi del Baltico e poi le realtà più piccole del vecchio continente, da Cipro alla Macedonia del Nord, fino al Lussemburgo e al Belgio, dove sapeva che non lo avrebbero accolto a braccia aperte.

Nel mondo il Papa ha guardato alle terre provate da piaghe del passato e del presente e ha voluto portare una Chiesa in penitenza là dove i presuli hanno commesso abusi e reati. Così è stato per la difficile visita in Irlanda, dove la piaga della pedofilia ha allontanato generazioni di fedeli dalle chiese.

Così è stato anche tra le popolazioni native del Canada che hanno subito ogni genere di sopraffazione nelle scuole residenziale gestiti dagli ordii religiosi cattolici.

Il Papa ha scelto poi terre toccate direttamente dalle guerre mettendo da parte ogni eventuale remora legata alla necessità di sicurezza. Con questo spirito è andato nella Repubblica Centrafricana, dove aprì la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia, in Iraq, in Congo, tutte terre insanguinate da feroci conflitti.

Il dialogo interreligioso è stato un altro filo rosso, con le visite in tanti Paesi dove i cattolici sono una esigua minoranza: dalla Turchia musulmana allo Sri Lanka buddista.

Nel 2023 il lungo viaggio in Mongolia per abbracciare quella piccola Chiesa che è stava in una unica foto di gruppo. Nel 2024 il faticosissimo viaggio tra Asia e Oceania, sempre alla ricerca delle periferie, Timor Est, Papua Nuova Guinea, Indonesia e Singapore.
Restano nel cuore i viaggi che non ha potuto fare: quello a Kiev e Mosca per suggellare quella pace così lontana. In Libano dove è mancata la stabilità politica per consentire la visita di un Papa. Nella sua amata Argentina, viaggio rinviato e mancato.

Infine la Cina: "Se ho voglia di andare in Cina? Ma sicuro, anche domani", disse già nell'agosto del 2014. Un sogno che non si è mai realizzato. 

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