Nonostante i drastici tagli
alla spesa del governo ultraliberista di Javier Milei e le
politiche di austerity per raggiungere l'obiettivo
dell'equilibrio fiscale, l'economia argentina ha registrato una
contrazione del Pil limitata all'1,8%.
Si tratta di un dato decisamente migliore di quello
pronosticato dalla maggior parte delle istituzioni multilateralo
come la Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale che
stimavano una contrazione di almeno il 3%.
Il risultato, secondo quanto emerge dai dati ufficiali
pubblicati oggi dall'Istituto nazionale di statistica (Indec),
si deve all'eccezionale performance dell'attività registrata
proprio nell'ultimo mese dell'anno.
Dopo 11 mesi con segno negativo nelle comparazioni su anno, a
dicembre l'attività economica ha segnato infatti un +5,5% nel
raffronto con lo stesso mese del 2023.
I primi indizi di un'inversione di tendenza della recessione
si erano registrati a luglio, quando per la prima volta
l'economia aveva registrato un segno positivo nel raffronto su
mese, tendenza mantenutasi poi anche per tutto il secondo
semestre.
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