Nel programma elettorale del
presidente dell'Argentina, Javier Milei, figurava tra i punti
principali la dollarizzazione dell'economia e - ad oltre un anno
dall'insediamento - il leader ultraliberista ha dato un primo
passo concreto legalizzando a partire da oggi l'uso quotidiano
del biglietto verde per la compravendita di beni e servizi.
Milei ha battezzato questo sistema bimonetario come
'competenza di monete' e nelle sue aspirazioni si tratta di uno
stratagemma per consentire la progressiva sostituzione del peso
argentino con il dollaro statunitense che altri economisti hanno
battezzato invece come 'una dollarizzazione endogena'.
La premessa di questo piano è che nell'economia argentina
circola già una sufficiente quantità di dollari per alimentare
il sistema bimonetario mentre la sua sostenibilità nel tempo
sarebbe garantita dalla rigida politica di surplus fiscale e
dalle prospettive di un miglioramento costante della bilancia
commerciale grazie alle esportazioni dei settori dell'energia,
delle miniere e agricolo.
Oltre a questo l'esecutivo mette già in conto l'ingresso di
10 miliardi di dollari frutto di un nuovo finanziamento del
Fondo Monetario Internazionale.
Il ministro dell'Economia, Luis Caputo afferma da settimane
che l'accordo con l'Fmi "è già infiocchettato" ma il ritardo di
un annuncio ufficiale e le indiscreazioni su una presunta
insoddisfazione dell'istituzione guidata da Kristalina Georgieva
proprio in materia di politica monetaria stanno creando sussulti
dei mercati finanziari e sono all'origine, ritengono gli
analisti, dell'impennata del 21% a febbraio del rischio paese
fino ai 750 punti base.
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