di Patrizia Antonini
Attraversando il tunnel di
Rebouças ci si lascia alle spalle Ipanema e l'azzurro del mare
della zona sud di Rio de Janeiro, per entrare nella città
grigia, talvolta oscura. Una terra incognita che nella zona nord
si fa complesso di favelas. Così tante che è difficile tenere a
mente tutti i nomi. Complessi di baraccopoli, come quello
dell'Alemao (del tedesco) o di Israel, o della Penha:
quest'ultima la collina da cui svetta il suggestivo santuario di
Nossa Senhora da Penha de França, guidato da padre Thiago
Sartinha. Un baluardo di spiritualità e di bellezza, che emana
pace e avvicina agli ultimi.
A centinaia sono arrivati qui per ricordare Papa Jorge
Bergoglio nel giorni del suo onomastico, e festeggiare il
patrono dello stato di Rio de Janeiro, São Jorge, San Giorgio,
il cavaliere della luce che sconfisse il drago e liberò il
popolo dalla schiavitù. Una figura su cui le religioni di
matrice africana, come il Candomblé e l'Umbanda, particolarmente
diffuse in Brasile (il Paese con più abitanti di origine
africana al mondo fuori dall'Africa), hanno proiettato il loro
valoroso orixa Ogum.
Troppo faticoso per molti fedeli - tra questi anche numerosi
anziani e bambini - salire i 382 gradini della scalinata che i
penitenti in cerca di una grazia percorrono in ginocchio fino
alla chiesa. E troppo piccolo il trenino organizzato per
accompagnare i turisti. Per questo motivo la messa principale è
stata organizzata in una struttura più accessibile. Ad animare
la giornata era previsto anche uno spettacolo della scuola di
samba di Portela, poi annullato in segno di rispetto per la
morte del Pontefice. Ma gli inni nel corso della funzione
religiosa non sono mancati, accompagnati dalla voce della
cantante di Portela, Led Motta. musica in onore del Santo Padre,
salutato da applausi e preghiere.
"Papa Francesco è stato un leader religioso non solo in
quanto successore dell'apostolo Pietro ma per essere stato
coerente con ciò che predicava", ha detto padre Sartinha nella
sua omelia, ricordando il Pontefice, che a Rio de Janeiro era
arrivato nel luglio 2013 per una storica Giornata della
gioventù, che lo aveva portato anche a celebrare una messa nella
favela di Manghinhos, nel quartiere di Bonsuccesso (sempre zona
nord). E' qui che il Santo padre, (in Argentina già al fianco
dei cura villeros i preti delle baraccopoli) era voluto andato
per incontrare gli abitanti e celebrare una messa, per
l'occasione organizzata in un campo di calcio. "Il Papa è stato
un vero leader per tutta l'umanità - ha proseguito il parroco -
riempiva i cuori non solo della maggioranza dei cattolici, ma
del mondo intero", perché - ha evidenziato - era umile", e
sapeva ascoltare tutti.
Nelle periferie carioca, dove i movimenti evangelici vanno
man mano crescendo, sottraendo anche anime alla Chiesa
cattolica, e il mantra è 'va dar tudo certo' ('andrà tutto
bene') la religione è una questione seria: è la speranza di
arrivare a fine mese, un momento di solidarietà, la forza per
credere che verrà un giorno migliore, senza sparatorie,
barricate e pallottole vaganti. Un sentimento che Bergoglio
aveva saputo interpretare.
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