"Dagli attentati di gennaio, il governo non ha fatto abbastanza. Io ho paura, i miei bambini sono chiusi a casa da venerdì, il grande non vuole più andare a scuola. Basta, io lascio tutto e domenica torno in Israele". Deborah, 33 anni, esce con la busta della spesa dall'Hyper Cacher di Porte de Vincennes, il supermercato kosher dove il 9 gennaio Amedy Coulibaly ha ucciso 4 persone, riaperto a marzo con nuovi colori e una nuova insegna.
"Ora è il posto più sicuro di Parigi", scherza un altro cliente, Eric, indicando i due agenti e l'auto della polizia costantemente davanti al negozio. Sul marciapiede ci sono ancora le transenne. E le foto delle vittime, ma anche dei morti al museo ebraico di Bruxelles, e un omaggio a 'Je suis Charlie'. Ma dalla tragica sera del 13 novembre, tutto è di nuovo precipitato nell'incubo.
"C'è molto dolore e molta tristezza. Ma, dispiace dirlo, purtroppo non siamo stupiti - aggiunge Eric -. Solo un anno e mezzo fa si gridava 'morte agli ebrei' nelle manifestazioni, oggi la minaccia riguarda tutti". "Avevamo lanciato l'allarme: siamo tutti nel mirino, non solo noi ebrei. Ora anche i francesi sanno cosa significa andare a cena fuori e non tornare più", concorda Deborah, che è francese anche lei, ma che - come migliaia di ebrei di Francia - pensa all'Aliyah, il ritorno in Israele. Prima era un pensiero, ora un progetto preciso: "Con i miei genitori e i figli, chiudiamo gli appartamenti e domenica ce ne andiamo".
Non sono bastate le parole del presidente François Hollande agli ebrei di Francia lo scorso gennaio, "la vostra patria è qui". Né le misure adottate per contrastare l'antisemitismo crescente e gli atti di violenza nei confronti degli ebrei. Solo nel 2014 sono stati 6000 gli ebrei francesi che hanno lasciato il Paese per Israele, un record dal 1948: l'attacco di gennaio alla comunità ebraica, e ora la paura di attentati indiscriminati, non aiutano certo a invertire la tendenza
. "E' vero, in Israele ci sono gli attacchi con i coltelli. Ma almeno laggiù il governo israeliano è con noi. Qui il governo dorme", continua la mamma, invitando Hollande a non disperdere energie in Siria. "Il cancro è già qui, si occupi di quanto succede nelle nostre città: bombardare la Siria regala solo un pretesto ai terroristi". E l'annuncio del governo di chiudere le moschee radicalizzate? "Parole magnifiche - stigmatizza Eric -. Ora però bisogna passare alle azioni".
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