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'A Gaza è tutto distrutto, è come essere in trappola'

'A Gaza è tutto distrutto, è come essere in trappola'

Testimone: 'Prima di una settimana non si può tornare al Sud'

ROMA, 27 gennaio 2025, 17:13

di Simona Tagliaventi

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Palestinesi sfollati cominciano a tornare al nord - RIPRODUZIONE RISERVATA

Palestinesi sfollati cominciano a tornare al nord - RIPRODUZIONE RISERVATA

È "l'insistenza" delle persone a vivere nella propria terra natale. I palestinesi chiamano così il ritorno al Nord degli sfollati, che "camminano a piedi e ritornano verso l'ignoto, la fame, la sete, le case distrutte, l'addio ai propri figli e ai genitori, e la loro sepoltura".

    Solo allora "potranno, potremo, ricominciare a ricostruire dopo la distruzione, e finalmente a vivere". Mohammed Almajdalawi, 47 anni, sfollato durante la guerra a Sud di Gaza nel campo di Deir al-Balah, racconta così l'esodo verso Nord della sua gente.

   Stamani sono partite tante famiglie, ma non quelle con i bambini o gli anziani, perché "la strada da percorrere è lunga e senza macchina è difficile".

   Mohammed parla italiano, quanto basta per farsi capire, perché è un volontario dell'Acs, Associazione di cooperazione e solidarietà, una ong italiana.

   "Molti di noi si stanno muovendo per tornare al Nord, ma chi è arrivato ci dice che manca l'acqua, l'elettricità, il cibo, le medicine. Ci raccontano che le strade non esistono più e quindi mancano i punti di riferimento - racconta - E' difficile anche costruire una tenda provvisoria. Le case sono state distrutte e quasi tutti quelli che sono tornati per cercare i propri familiari sepolti dalle macerie non li hanno trovati: i resti sono stati divorati dai cani o dai gatti. È come essere in trappola anche perché dal Nord, prima di una settimana, non si può tornare al Sud. Ma abbiamo bisogno di tornare".

   Chi torna lo fa anche per seppellire i propri cari, "quando non si trovano i corpi dilaniati dalle bombe si cercano sotto le macerie una scarpa, un brandello di una veste, un oggetto per avere un ricordo di chi non c'è più. L'ubriachezza per la tregua sta lentamente scomparendo - dice pensieroso Mohammed - Ho assistito alla scena di una madre che ha abbracciato il teschio di suo figlio per dire addio all'ultima cosa che ha trovato di lui. Lo ha accudito con tenerezza dopo una sua morte crudele.

   Lasciamo le tende maledette per vedere le nostre case trasformate in macerie e pietre sparse. Perdita e dolore non sono più sentimenti individuali o privati. Tutti gli abitanti di Gaza si sentono persi, senza futuro. Sono tutti abitati da un profondo sentimento di disperazione e depressione". Tornare a casa, una casa che non c'è più, produce "il rammarico di essere andati a vedere quello che è rimasto. La domanda più frequente tra gli abitanti di Gaza nelle ultime ore è questa: hai ancora una casa?".    

   Mohammed legge molto e cita 'Delitto e castigo' di Dostoevski che accosta a quanto accaduto alla sua Gaza: "'Hanno pianto un poco, poi si sono abituati. A tutto si abitua quel vigliacco che è l'uomo!'". A tutti si abitua, ripete quasi sottovoce.
   

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