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Il Papa: 'Le dimissioni solo se la stanchezza mi annebbierà'

Il Papa: 'Le dimissioni solo se la stanchezza mi annebbierà'

Nuovo strappo della Chiesa tedesca su benedizione coppie gay

CITTÀ DEL VATICANO, 11 marzo 2023, 14:36

Manuela Tulli

ANSACheck

Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA
Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Si avvicina il decimo anniversario della elezione di Papa Francesco: sarà il 13 marzo ma in Vaticano non è prevista nessuna celebrazione in grande stile. L'unico momento per ricordare l'evento sarà la messa, alle 8 di mattina e nella cappella di Santa Marta, alla quale ha invitato a prendere parte i cardinali che vivono a Roma. Ma intanto si susseguono le analisi e le interviste per fare il bilancio dei questi dieci anni di pontificato. E il Papa in un'intervista alla Radio svizzera, rilanciata tra gli altri dall'Arena di Verona, ha ribadito che non pensa alle dimissioni, ma "una stanchezza che non ti fa vedere chiaramente le cose, la mancanza di chiarezza, di sapere valutare le situazioni" lo spingerebbe a darle, e "anche il problema fisico, può darsi". Ma al momento i problemi fisici, a partire da quello al ginocchio, sembrano migliorare. Il Papa si è visto meno sulla sedia a rotelle. E se pubblicamente si muove a piedi con l'uso del bastone, all'interno delle mura vaticane farebbe uso in questi giorni di un deambulatore che lo aiuta ad esercitarsi a camminare a piedi.

Il Papa, in un'altra intervista, quella con l'argentina Infobae, torna su questioni delicate nel dibattito interno alla Chiesa cattolica, dai gay ("oggi si mette molta lente d'ingrandimento su questo problema. Penso che dobbiamo andare all'essenziale del Vangelo: Gesù chiama tutti") al celibato dei sacerdoti. Abolirlo, argomenta il Pontefice, non servirebbe ad aumentare il numero di vocazioni. Ma apre uno spiraglio: "il celibato nella Chiesa occidentale è una prescrizione temporanea: non so se si risolve in un modo o nell'altro, ma è provvisoria in questo senso; non è eterno come l'ordinazione sacerdotale, che è per sempre, che tu lo voglia o no".

Aperture che arrivano proprio mentre a Francoforte si tiene l'assemblea del Cammino sinodale tedesco dove si starebbe consumando un nuovo strappo con la Chiesa di Roma. Il sinodo tedesco ha votato a larghissima maggioranza sia il via libera alle benedizioni per le coppie omosessuali (92%) sia un testo che preannuncia la richiesta al Papa di riconsiderare la questione del celibato (95%). Nel primo caso si tratterebbe di una decisione contro le indicazioni che erano arrivate dal Vaticano nell'incontro con i vescovi tedeschi a Roma.

Tra stasera e domani mattina si voterà un altro nodo cruciale nel dibattito dento la Chiesa: quello dell'ammissione delle donne al sacerdozio. Ai lavori, in corso a Francoforte, ha preso parte, in rappresentanza dell'Italia, mons. Stefano Russo, ex segretario generale della Cei, per il quale "la sfida più grande del Sinodo è non lasciarsi trascinare da 'visioni partigiane' che dividono". A margine dei lavori di Francoforte, si è tenuta anche una esibizione teatrale sulla questione degli abusi che ha suscitato dibattito e polemiche ed è stata definita da alcuni "satanica". Intanto il gesuita americano padre James Martin ritiene che il gesto più sorprendente dei dieci anni di papato di Francesco sia stato proprio "il suo avvicinamento alle persone Lgbt, una immensa benedizione non solo per quella comunità, ma anche per le loro famiglie e i loro amici".

Tornado al Papa, è tornato sulla guerra in Ucraina: "Lì - ha detto - ci sono interessi imperiali, non solo dell'impero russo". Ad Infobae ha confidato che vorrebbe andare in Argentina. "Voglio andare in Argentina, voglio. Ma...", dice lasciando in sospeso il possibile momento di questo viaggio. Con il giornalista latinoamericano parla senza mezzi termini della situazione in Nicaragua. "Non si può che pensare ad un squilibrio della persona - dice riferendosi a Daniel Ortega -. Lì, abbiamo un vescovo incarcerato, un uomo serio, molto capace. Ha voluto dare la sua testimonianza e non ha accettato l'esilio". In Nicaragua è come se si volesse "riportare la dittatura comunista del 1917 o quella hitleriana del 35".

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