"Prima c'erano le mazzette: ho
trovato i soldi nei cassetti, nei pouf, nei conti correnti
all'estero. Ora si fanno le fatture, le consulenze,
le donazioni": con la consueta pungente sintesi Antonio Di
Pietro ha scattato ieri una fotografia dinamica dell'Italia
parlando al pubblico riunito a Termoli (Campobasso) per
l'incontro "Da Mani Pulite ai giorni nostri. Tra politica e
informazione", organizzato dagli avvocati Massimo Romano e Pino
Ruta e da Andrea Montesanto, esponente adriatico di 'Costruire
Democrazia'.
Tra un invito a votare per il Referendum "ascoltando tutte le
campane" e un ricordo del suo ruolo, prima di Pm di "Mani
Pulite", poi di ministro della Repubblica, Di Pietro ha detto:
"Da allora ad oggi questa immagine è tornata a sfocarsi come
prima del 1992 perché il sistema politico-imprenditoriale ha
cercato di trovare degli antidoti, c'è stata una
ingegnerizzazione del sistema. L'immagine di quegli anni porta a
un Paese spaesato, che aveva bisogno di punti di riferimento:
ricordo i magistrati Livatino, Falcone e Borsellino. Da allora
ad oggi, questa foto è tornata a sfocarsi. Ora si fa in modo con
atti leciti di raggiungere fini illeciti. Il mafioso non spara
più, entra nelle Istituzioni, si fa eleggere, va nei consigli di
amministrazione, costituisce società, è diventato un
imprenditore. Il politico a sua volta si è dotato di meccanismi
normativi tali per cui è lecito fornalmente quello che si fa".
"La giustizia non ha bisogno di riforme - ha aggiunto Di
Pietro - Ciò di cui ha bisogno per funzionare è di più risorse,
più uomini e più mezzi. Un magistrato inquirente che vuole fare
il suo dovere, lo fermi solo in due modi: un altro magistrato o
un quintale di tritolo".
"Dobbiamo sforzarci a non restare seduti ad accettare
pregiudizialmente quel che ci viene detto - ha concluso Di
Pietro - altrimenti dalle stelle si finisce nelle stalle. Credo
ancora che si possa schiarire questa immagine, nonostante si sia
oscurata nuovamente".
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