4-0 domenica scorsa a Torino
contro l'Atalanta, 3-0 stasera al Franchi dalla Fiorentina. La
Juventus sprofonda sempre di più, scavalcata dal Bologna e
scivolata al quinto posto, quindi fuori dalla zona Champions,
unico obiettivo rimasto di una stagione che si sta rivelando
oltremodo deludente. Sotto accusa finisce Thiago Motta, e il ds
Giuntoli si presenta ai microfoni di Dazn per tamponare la
situazione:"rimaniamo della stessa idea, che il progetto sia
valido: dobbiamo uscirne tutti insieme", la conferma per il
tecnico, ma con l'aggiunta di un'analisi da fare non a caldo.
Perché c'è modo e modo di perdere ma come hanno fatto
Locatelli e compagni in queste ultime due partite, senza
dimenticare l'uscita dalla Champions League e l'eliminazione ad
opera dell'Empoli in Coppa Italia, non può essere definita degna
di un club di tale blasone. L'ennesima figuraccia per questa
Juve che nel finale ha pure perso per infortunio Cambiaso
entrato poco prima. La Fiorentina dal canto suo, dopo la
qualificazione giovedì ai quarti di Conference, sembra tornata
quella che in autunno aveva inanellato 8 vittorie di fila.
Sicura, spavalda, affamata, trascinata dal primo all'ultimo
minuto dai propri tifosi che alla fine hanno fatto festa insieme
ai giocatori corsi sotto la curva per un abbraccio infinito.
Gosens e Mandragora hanno segnato nel primo tempo, Gudmudsson ha
siglato il tris a inizio ripresa, a Kean è stato annullato il
gol del possibile poker, De Gea non ha fatto una parata. Numeri
che raccontano di una nuova disfatta bianconera.
I cambi di Thiago Motta rispetto alla formazione travolta
dall'Atalanta non ha sortito gli effetti che il tecnico sperava:
dentro Kalulu per Gatti e Kelly per Cambiaso mentre a supporto
di Kolo Muani è stato preferito inizialmente Koopmeiners a
Yildiz insieme a McKennie e Nico Gonzalez, fischiatissimo dagli
ex tifosi. Palladino ha puntato sulla stessa formazione che
giovedì ha eliminato il Panathinaikos in Conference League con
la sola eccezione di Pablo Marì per Comuzzo. In attacco ancora
Gudmunsson con Kean, uno dei tanti ex della sfida al pari di
Fagioli per la prima volta avversario dei bianconeri, sulle
fasce Dodo e Gosens. La gara è stata preceduta da un minuto di
silenzio per ricordare Joe Barone, il direttore generale viola
scomparso per un malore il 19 marzo di un anno fa (la famiglia
al completo era in tribuna dove erano presenti fra gli altri
anche Batistuta e Pepito Rossi), e accompagnata dalla
coreografia dei club della Fiesole con migliaia di bandierine a
comporre uno sfottò contro la Juve.
Una Juve che da subito ha sofferto l'atteggiamento aggressivo
dei viola capaci di passare due volte in tre minuti: di Gosens
il gol che ha sbloccato il risultato al 15', un sinistro potente
sugli sviluppi di un calcio d'angolo, di Mandragora innescato da
Fagioli il raddoppio realizzato con una rasoiata. Il Franchi è
esploso di gioia anche perché la squadra di Thiago Motta non
dava l'impressione di poter reagire. Lenta, macchinosa, senza
idee né mordente, una manovra quanto mai sterile: zero tiri in
porta (e così sarà fino alla fine), un solo tentativo di
Koopmeiners finito sopra la traversa. Nella ripresa i bianconeri
hanno provato ad alzare raggio d'azione, ma sempre con fatica e
eccessiva timidezza ed esponendosi alle ripartenze dei viola che
all'8' sono passati di nuovo, stavolta con Gudmundsson imbeccato
da Fagioli: la sassata dell'islandese, al terzo gol nelle ultime
tre gare, ha sorpreso Di Gregorio e affondato definitivamente la
Juve che a parte un affondo di Kolo Muani (salvataggio di
Gosens) non ha mai impensierito l'attenta difesa avversaria.
Kean si è visto annullare il possibile 4-0 per fuorigioco, i
cambi di Thiago Motta non hanno provocato alcuna scossa e
nonostante il pesante svantaggio Vlahovic nel suo ex stadio è
rimasto malinconicamente in panchina fino alla fine.
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