Donald Trump è pronto a raddoppiare
le sanzioni Usa alla Russia per porre fine alla sua guerra
contro l'Ucraina: lo ha detto in un'intervista al New York Post
Keith Kellogg, inviato speciale Usa per il conflitto in Ucraina,
aggiungendo che sia Kiev che Mosca dovranno fare delle
concessioni per porre fine alle uccisioni "di portata
industriale" causate dal conflitto. Per Kellogg, l'applicazione
delle sanzioni alla Russia è "solo circa un tre" su una scala da
uno a 10 su quanto possa essere dolorosa la pressione economica.
"Si potrebbero specialmente le sanzioni che prendono di mira la
produzione e le esportazioni di petrolio".
"Se c'è qualcuno che capisce cos'è la leva finanziaria, è il
presidente Trump, e lo si può vedere da ciò che ha fatto di
recente", ha affermato l'inviato Usa.
Giovedì scorso Trump ha riunito il suo "team completo" di
consiglieri e membri del gabinetto concentrati sulla sicurezza
nazionale, dal vicepresidente JD Vance al segretario al Tesoro
Scott Bessent, ;;nello Studio Ovale, dove Kellogg ha detto che
hanno discusso su come usare tutti gli elementi del potere
nazionale per porre fine alla guerra. L'obiettivo è porre fine
alla violenza prima di negoziare i complessi accordi di pace,
perché "non si può uscire da questa guerra uccidendo", data la
mancanza di interesse della Russia nell'impedire ingenti perdite
delle proprie truppe.
"Per la Russia, questo è in un certo senso nel loro dna nelle
operazioni militari: fondamentalmente, sei in una lotta di
logoramento", ha detto. "Se guardi alla storia, non vorresti mai
entrare in una lotta di logoramento con i russi, perché è così
che combattono. Ci sono abituati. Voglio dire, questo è un paese
che era disposto a perdere, e lo ha fatto, 700.000 uomini nella
battaglia di Stalingrado in sei mesi, e non ha battuto ciglio",
osserva l'ex generale Usa.
"E quindi - spiega - la pressione non può essere solo militare.
Bisogna fare pressione economica, bisogna fare pressione
diplomatica, qualche tipo di pressione militare".
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