Gerardo Bianco, scomparso oggi a
Roma, è stato esponente di spicco della Democrazia cristiana.
Nato a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino il 12
settembre 1931, si laureò in lettere classiche dell'Università
degli Studi di Parma, diventando poi docente universitario di
storia della lingua latina e letteratura latina presso la
facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Parma. In
gioventù è stato attivo nella Federazione universitaria
cattolica, la Fuci. Deputato dal 1968 al 2008 in 9 legislature,
7 delle quali dal 1968 al 1994 con la Democrazia Cristiana .
Inizialmente vicino alla corrente della DC "Base", composta
prevalentemente da avellinesi e guidata da Fiorentino Sullo
prima e Ciriaco De Mita dopo, se ne allontana nel 1978 per
avvicinarsi a quella guidata da Carlo Donat-Cattin prima e
Franco Marini dopo. Capogruppo a Montecitorio della DC nel corso
della VIII legislatura, dal 1979 al 1983. Vicepresidente della
Camera dal 1987 fino al 1990, quando divenne Ministro della
pubblica istruzione (fino a marzo '91) nel sesto governo
Andreotti. Dal 1992 al 1994 ha presieduto nuovamente il gruppo
della DC alla Camera. Personaggio di indiscussa moralità, è
sempre stato considerato nell'ambiente parlamentare un uomo di
cultura prestato alla politica. Nel 1994, in seguito alla fine
della DC, e sostanzialmente di quella che è stata definita la
prima repubblica, a seguito l'inchiesta di Mani pulite, aderisce
al nuovo Partito Popolare (PPI) di Mino Martinazzoli e viene
eletto Europarlamentare a Strasburgo. Nel 1995 si schiera contro
la virata a destra di Rocco Buttiglione, divenuto nel frattempo
segretario. Così Bianco raccoglie intorno a sé una parte del
centro e tutta la sinistra del partito, ottenendo la bocciatura
della decisione del segretario dall'assemblea nazionale. La
frattura tra le due anime del partito, guidate da Buttiglione e
Bianco, non si ricompose più, tanto che alle elezioni regionali
esse parteciparono separatamente: l'ala del partito fedele alla
linea conservatrice sociale d presentò le liste comuni con Forza
Italia e CCD in tutte le 15 regioni chiamate al voto, con la
denominazione di "Forza Italia - il Polo Popolare", mentre
quella cristiano sociale guidata da Bianco si presentò con
proprie liste (in Toscana e nel Lazio assieme al Patto dei
Democratici) alleate col centro-sinistra (tranne nelle Marche e
in Campania dove sostenne propri candidati alla presidenza della
Il 24 giugno 1995, a seguito di mesi e mesi di vertenze
giudiziarie, venne finalmente raggiunta un'intesa tra le due
componenti che facevano capo a Buttiglione e Bianco nel PPI: si
sarebbero separati, dove quella di Bianco conserva il nome del
partito (Partito Popolare Italiano) mentre quella di Buttiglione
mantenne il simbolo storico (lo scudo crociato), con il quale a
luglio diede vita ai Cristiani Democratici Uniti. Bianco ha
guidato il partito per tre anni, contribuendo in maniera
determinante alla nascita dell'Ulivo e all'arrivo del cattolico
Romano Prodi a Palazzo Chigi. Dopo quelle elezioni politiche del
1996, a gennaio del '97 lascia la segreteria del PPI e viene
nominato presidente del partito, carica che ha ricoperto fino al
2 ottobre 1999. Alle elezioni politiche del 2001 si ricandida
alla Camera, e viene rieletto deputato nella circoscrizione
Campania 1. È stato direttore del quotidiano Il Popolo, organo
ufficiale della Democrazia Cristiana prima e del Partito
Popolare Italiano poi. Nel 2002 è uno dei principali
rappresentanti della corrente contraria alla continuazione
dell'attività politica all'interno de La Margherita di Francesco
Rutelli. A novembre 2004 fonda, insieme ai parlamentari Alberto
Monticone e Lino Duilio, il movimento Italia Popolare -
Movimento per l'Europa, che, pur non essendo un partito, si
propone di ridare una autonoma presenza organizzata ai cattolici
democratici in Italia per non disperdere e mantenere viva
l'anima ideologica che fu del PPI. Alle elezioni politiche del
2006 viene rieletto alla Camera nelle liste dell'Ulivo (La
Margherita con i Democratici di Sinistra di Piero Fassino), per
poi comunicare alle camere (il 15 febbraio 2008) di non aderire
al PD e di passare al gruppo misto. Successivamente, con il suo
movimento Italia Popolare, e insieme a Savino Pezzotta e Bruno
Tabacci, dà vita al progetto centrista della Rosa per l'Italia,
partito svincolato dai poli e di ispirazione cattolica. Da
sempre grande studioso, latinista, considerato grande
meridionalista, è stato anche condirettore della Enciclopedia
oraziana presso l'Istituto della Enciclopedia Italiana.
TG/ S0A QBXB
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