Le motivazioni della sentenza, il
cui dispositivo è stato letto dal giudice in camera di consiglio
alla presenza dei due imputati, verrano depositate in novanta
giorni.
Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati della difesa.
"Formula piena: il fatto non sussiste per entrambi i medici.
Direi, quello che noi abbiamo sempre auspicato", ha affermato,
all'uscita dall'aula, l'avvocato Mario Murgo, in rappresentanza
della dottoressa Liliana Mereu.
"Sono innocenti come noi sapevamo dall'inizio di questa
storia. Per quattro anni abbiamo lavorato su robuste ragioni,
con la convinzione che la giurisdizione le avrebbe riconosciute,
e così è stato", ha detto Salvatore Scuto, difensore di Tateo
assieme all'avvocato Nicola Stolfi. "Soddisfazione sicuramente,
perché eravamo convinti di percorrere un solco tracciato
chiaramente dalla Corte di Cassazione. Rimane la preoccupazione
perché la Procura della Repubblica ha ritenuto di dover
perseguire delle accuse che poi si sono rivelate infondate", ha
aggiunto Stolfi.
"La vicenda patisce di un difficile meccanismo di valutazione
dell'effettiva responsabilità degli imputati rispetto alla
fattispecie di reato contestata. Nel nostro ordinamento non
esiste un reato che specificatamente si occupa di mobbing,
questo è il tema che in questo processo è stato trattato e
approfondito a lungo", ha invece commentato l'avvocato Andrea De
Bertolini, in rappresentanza di sette lavoratrici costituitesi
parti civili.
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