Il 1° marzo si celebra l'Equal
Care Day, una giornata di azione che richiama l'attenzione
sull'iniqua distribuzione del lavoro di cura e di assistenza.
Quest'oggi l'Alleanza per le famiglie ha organizzato un incontro
a Palazzo Widmann a Bolzano per celebrare la ricorrenza, durante
la quale esperti e persone interessate provenienti da diversi
settori hanno condiviso le loro prospettive ed esperienze sul
lavoro di cura. L'obiettivo di questa giornata internazionale è
quello di sensibilizzare l'opinione pubblica su questo lavoro,
per lo più invisibile e non retribuito.
Il lavoro di cura è femminile - e con esso il lavoro
part-time e la povertà in età avanzata. La maggior parte del
lavoro di cura nelle famiglie è svolto dalle donne, che si
tratti di allevare i figli, gestire la casa o prendersi cura dei
parenti. In Italia, ad esempio, le donne dedicano circa 5 ore e
9 minuti al giorno al lavoro di cura non retribuito, mentre gli
uomini vi dedicano 1 ora e 48 minuti. Questa disparità di carico
ha conseguenze di vasta portata: Le donne hanno maggiori
probabilità di lavorare a tempo parziale, il che ha un impatto
negativo sul loro reddito e sui diritti alla pensione. Secondo
l'ASTAT, quasi il 63% delle madri lavoratrici in Alto Adige
lavora a tempo parziale, contro solo il 4% dei padri lavoratori.
La povertà in età avanzata è spesso una conseguenza diretta di
questa ingiustizia strutturale: "L'iniqua distribuzione del
lavoro di cura non ha solo effetti a breve termine sul mercato
del lavoro, ma anche conseguenze a lungo termine. Le donne che
lavorano part-time per anni o che si ritirano dal mercato del
lavoro ricevono in media pensioni molto più basse degli uomini",
spiega Christa Ladurner, sociologa del Forum Prävention. In Alto
Adige, la pensione media delle donne nel settore privato è di
946 euro, rispetto ai 1761 euro degli uomini, con un divario del
37,6%."
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