"L'evoluzione tecnologica ha
permesso di migliorare le performance nell'innevamento: a parità
di energia consumata e acqua utilizzata oggi noi produciamo
quattro, cinque o sei volte la neve che producevamo negli anni
'80. Tutta questa evoluzione tecnologica è di fatto un modo per
adattarsi al cambiamento climatico". Così Valeria Ghezzi,
presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari
(Anef), durante il convegno 'Le funi del futuro. Il settore
degli impianti a fune tra innovazioni e transizioni' organizzato
presso Skyway Monte Bianco. Inoltre "pensiamo agli impianti:
ormai quelli di ultima generazione non hanno più il riduttore,
ma l'azionamento diretto. Vuol dire meno energia, niente rumore,
meno grassi e meno oli. Queste cose l'ospite non le vede, ma ci
sono".
Secondo Marco Pappalardo, direttore marketing di Dolomiti
Superski, per contrastare messaggi "che dicono 'non abbiamo più
bisogno dello sci'" occorre pensare cosa accadrebbe, se questo
sport invernale venisse meno, per "milioni di famiglie che
lavorano nel settore o che comunque sono coinvolte nella
filiera". Inoltre va considerata la "risposta rigenerativa"
dello sci alpino "a ciò che la vita quotidiana per tante persone
comporta", soprattutto nel "contesto urbano". "Credo - ha detto
Ferruccio Fournier, presidente dell'Associazione valdostana
impianti a fune - che siamo a un momento di svolta. Anche perché
abbiamo delle difficoltà, che sono date da filosofie o visioni
che poco hanno a che vedere con l'attività turistica invernale
legata al mondo degli impianti a fune. Impianti che ricordo, se
ce ne fosse mai bisogno, sono il modo per fare sopravvivere le
nostre località".
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