"Più che un 'libro dei sogni' non valeva forse la pena di predisporre un Piano più operativo, più snello ma concreto in termini di azioni, tempistiche di realizzazione e risorse, che portasse la sanità valdostana fuori dal pantano in cui è finita? Un piano di transizione che non dimenticasse che la pandemia altro non è stata che un "terribile intermezzo" rispetto ad una crisi che la nostra sanità aveva già sviluppato endemicamente". E' la domanda posta dal consigliere Stefano Aggravi (Lega Vda) durante il dibattito in aula sul Piano salute e benessere sociale.
"Questo è un Piano che ha tirato dritto, con arroganza, senza confronto e senza prendere in considerazione le proposte emerse nelle audizioni dagli ordini, dalle professioni, dai sindacati e dai cittadini. Discutiamo un piano votato dalla vecchia Giunta più di un anno fa, con delibere e atti che nel mentre hanno di fatto modificato, ampliato o peggio ancora applicato il Piano senza che il Consiglio lo avesse votato" ha aggiunto Erika Guichardaz (Pcp). Per Mauro Baccega (Forza Italia) "il percepito dei cittadini ci indica che ci sono dei grandi problemi nella sanità valdostana, la richiesta di sanità è sempre più alta, ma negli anni c'è stata una significativa involuzione, con riduzione di risorse, crisi politiche e amministrative, senza contare la pandemia. Il Piano parla di programmazione 2022-2025 quando siamo a metà 2023: sarebbe stato opportuno che questo documento traguardasse al 2027 mentre rimane un libro dei sogni". "Questo Piano - ha detto Claudio Restano (Misto) - non fa riferimento alle nostre specifiche prerogative statutarie e quindi all'attestazione politica della Regione Autonoma Valle d'Aosta: vi abbiamo rinunciato per scrivere un Piano che non fa altro che recepire normative nazionali. Dov'è finita la nostra autonomia? Oggi, invece, pur investendo oltre 400 milioni di euro all'anno nel settore, abbiamo rinunciato alla nostra particolarità e non abbiamo l'orgoglio di indicare un nostro modello".
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