Raccontare in un diario
l'avventura di un prete nel mondo dei super-scienziati che
studiano l'intelligenza artificiale. Spiegare perché il
Vaticano, con la Pontificia Accademia per la Vita, ha deciso di
esserci, in questa sfida. Alleggerire il tutto con aneddoti e
racconti per raggiungere anche chi non mastica la scienza come
pane quotidiano. Tutto questo è il libro "Scusi, ma perché lei è
qui? Storie di intelligenze umane e artificiali", edito da Terre
di Mezzo, di don Andrea Ciucci, coordinatore della sede centrale
della Pontificia Accademia per la Vita e segretario generale
della Fondazione vaticana RenAIssance per l'etica
dell'intelligenza artificiale.
Dal Palazzo dell'Itu di Ginevra a quello delle Nazioni Unite
di New York, da Montreal a Teheran, tra robot e computer
quantistici, don Ciucci ha viaggiato come una sorta di
'ambasciatore' per testimoniare che il rapporto tra scienza e
fede non solo è possibile ma è anche la strada per ricordare che
"la scienza è a servizio della vita degli uomini e delle donne
che abitano questo pianeta mezzo malato", come scrive lo stesso
autore. Un viaggio nel quale ha dovuto vincere qualche curiosità
da parte degli altri, se non a volte vera e propria diffidenza.
Di qui il titolo del libro: "Scusi, ma perché lei è qui?". La
domanda che il prete si è sentito rivolgere più volte nei
consessi scientifici.
Nelle sue presentazioni, ai numerosi eventi ai quali ha
partecipato in questi anni in diverse città del mondo, don
Ciucci ha scelto di comunicare con i volti di uomini e donne,
oppure con la bellezza delle opere d'arte, perché anche queste
possono raffigurare "la complessità della convivenza umana"
senza la quale la scienza rimarrebbe una astratta palestra per
pochi scelti. E quindi ha un senso che delegazioni di preti
siano accolte in luoghi frequentati quasi esclusivamente da
ingegneri, economisti, avvocati, scienziati. "Non andiamo a fare
la morale a nessuno - spiega don Andrea, che alterna il suo
impegno alla Pav all'impegno come parroco in una periferia
romana - ma, anzitutto con le nostre persone e la sapienza che
rappresentiamo e tentiamo di custodire, richiamiamo un senso più
profondo, una domanda più vera". Perché, anche a fronte dei
progressi della scienza, "le domande sono sempre quelle: quali
certezze abbiamo? Come possiamo dialogare insieme? Che futuro ci
attende?".
L'attenzione a questo mondo da parte della Pav nasce
"dall'esortazione di Papa Francesco a entrare nei territori
della scienza e della tecnica - ricorda nella prefazione Maria
Chiara Carrozza, Presidente del Consiglio Nazionale delle
Ricerche - e a percorrerli con coraggio e discernimento,
esprimendo la necessità di orientare queste conquiste al
servizio dello sviluppo umano integrale, di rispettare la
dignità di ogni persona e quella di tutto il creato, nella
consapevolezza che questi progressi 'possono rendere possibile
un mondo migliore se sono uniti al bene comune' - sottolinea
Carrozza citando le parole del Papa - e non aumentano le
disuguaglianze e le discriminazioni nella società".
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