(di Fausto Gasparroni)
E' papa Francesco a segnare la prima
mossa che apre la strada al ricambio dei vertici della
Conferenza episcopale italiana. Oggi il Papa, accettando la
rinuncia del precedente vescovo Vincenzo Apicella per raggiunti
limiti di età, ha infatti nominato nuovo vescovo della Diocesi
suburbicaria di Velletri-Segni (Roma) mons. Stefano Russo,
finora vescovo emerito di Fabriano-Matelica e segretario
generale della Cei. Dopo tre anni e mezzo - era stato nominato
dallo stesso papa Bergoglio il 28 settembre 2018 - mons. Russo,
60 anni originario di Ascoli Piceno, alle spalle una laurea in
Architettura all'Università di Pescara, lascia quindi l'incarico
di numero due della Cei. E questo a meno di tre settimane
dall'assemblea generale dei vescovi italiani, in programma dal
23 al 27 maggio, che dovrà votare la "terna" da cui papa
Francesco estrarrà il nome del successore del cardinale
presidente Gualtiero Bassetti: il quale, oltre ad aver compiuto
80 anni esattamente un mese fa, vedrà scadere il prossimo 24
maggio il suo mandato quinquennale alla presidente
dell'episcopato nazionale.
Da oggi quindi, in una fase estremamente delicata per la
Chiesa italiana, tra una pandemia che non accenna a esaurirsi,
una guerra che imperversa ai confini dell'Europa, e nel pieno
del cammino sinodale avviato da almeno un anno ma che ancora non
esprime un dibattito pubblico dai contorni precisi, si aprono
ufficialmente i giochi per arrivare al voto dei vescovi e
all'elezione da parte del Papa del nuovo presidente Cei. Si
entrerà così nel vivo anche del classico toto-nomi, anche se nel
panorama delle diocesi della Penisola ci sono nomi che già
emergono come candidature autorevoli.
I vescovi di cui si parla sono sicuramente il cardinale
Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, 66 anni, esponente
di primo piano della Comunità di Sant'Egidio e prelato
particolarmente in sintonia col pontificato di Bergoglio. Quindi
l'altro cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di
Siena-Colle Val d'Elsa-Montalcino, 57 anni, anch'egli come Zuppi
ex ausiliare di Roma e attivo sui temi dell'accoglienza e
dell'integrazione. Poi l'arcivescovo-abate di Modena-Nonantola e
vescovo di Carpi monsignor Erio Castellucci, 61 anni, attuale
vice presidente della Cei per l'Italia Settentrionale.
Ma un nome in forte crescita, sicuramente nel cuore di
Bergoglio, è quello dell'arcivescovo di Napoli mons. Domenico
Battaglia, 59 anni, per tutti "don Mimmo", già prete di strada
in Calabria, vicinissimo agli ultimi e ai diseredati. Il Papa ha
mostrato di tenerlo in grande considerazione dapprima regalando
le "Beatitudini del Vescovo" composte da Battaglia a tutti i
presuli italiani durante il suo intervento all'Hotel Ergife il
22 novembre scorso per l'assemblea straordinaria Cei. Poi
leggendo con tono accorato la drammatica preghiera di Battaglia
"Perdonaci la guerra, Signore" al termine dell'udienza generale
nell'a Sala Nervi lo scorso 16 marzo, attribuendola a "un
vescovo italiano", a tre settimane dallo scoppio della guerra in
Ucraina. Se non una vera investitura, un segno di forte intesa.
Papa Francesco, non certo soddisfatto della lentezza con cui
la Cei si adegua alle sue indicazioni e innovazioni - ha detto
di aver trovato spesso nella Chiesa italiana "una mentalità
preconciliare che si travestiva da conciliare", un'accusa non di
poco conto - un'indicazione sul nuovo presidente dei vescovi
l'ha data nella recente intervista al Corriere della Sera.
"Cerco di trovarne uno che voglia fare un bel cambiamento.
Preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole. E che abbia
la possibilità di scegliere il segretario, che possa dire:
voglio lavorare con questa persona", ha spiegato.
Intanto oggi, riunendo nella persona del vescovo mons.
Luciano Paolucci Bedini le due diocesi di Gubbio e Città di
Castello, il Pontefice ha posto un altro tassello in
quell'invocato "taglio" delle sedi episcopali cui la Cei non ha
invece finora messo mano.
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