(di Fausto Gasparroni)
Tra le principali novità del Giubileo
2025, ci sarà che per la prima volta verrà aperta una Porta
Santa in un carcere. Papa Francesco ha fortemente voluto questa
iniziativa, che ha un carattere storico, indicandola il 9 maggio
scorso nella stessa Bolla d'indizione dell'Anno Santo: "Per
offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso
desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per
loro un simbolo che invita a guardare all'avvenire con speranza
e con rinnovato impegno di vita", annunciava il Pontefice nella
'Spes non confundit'.
Ecco allora che, dopo l'avvio ufficiale del Giubileo con
l'Apertura della Porta Santa di San Pietro alla vigilia di
Natale, "il 26 dicembre il Santo Padre nel giorno di Santo
Stefano sarà nel carcere romano di Rebibbia per aprire anche in
quel luogo la Porta santa", ha annunciato il 28 ottobre scorso
il 'regista' dell'Anno Santo 2025, mons. Rino Fisichella, che
non solo ha rilanciato un appello ai governanti per forme di
"amnistia" ma ha anche fatto sapere che l'11 settembre scorso
"abbiamo firmato una intesa con il ministro di Giustizia Carlo
Nordio e il commissario governativo, il sindaco Roberto
Gualtieri, per rendere effettive durante il Giubileo forme di
reinserimento in attività di impegno sociale" dei detenuti.
Non un semplice "Giubileo dei detenuti", quindi, come già in
altre occasioni e come ci sarà anche in questo Anno Santo, il 14
dicembre 2025. Ma, con la Porta Santa che sarà aperta a
Rebibbia, una presenza stabile nel principale carcere di Roma
del simbolo che, in quanto immagine di Cristo, è il luogo di
transito verso il bene. L'interpretazione secondo la tradizione
biblica dice infatti che la porta giubilare è Cristo stesso che
introduce nella città celeste, che perdona le colpe e rimette le
pene.
Nell'Antico Testamento il libro di Ezechiele afferma che la
porta è il luogo attraverso il quale l'uomo passa per incontrare
Dio. E Il rito della Porta Santa esprime simbolicamente il
concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un
"percorso straordinario" verso la salvezza. Papa Francesco,
dunque, non poteva manifestare meglio la sua assidua attenzione
e vicinanza verso i detenuti, già espressa nelle tante visite in
case di pena in Italia e all'estero, e nella volontà di
celebrare quasi ogni anno il rito della "lavanda dei piedi" del
Giovedì Santo con i reclusi (o le recluse) di un carcere.
Rebibbia, quindi, caso unico, sarà posta pressoché al pari
delle quattro Basiliche papali: San Pietro (apertura della Porta
Santa il 24 dicembre), San Giovanni in Laterano (29 dicembre),
Santa Maria Maggiore (1 gennaio) e San Paolo fuori le Mura (5
gennaio).
Come accaduto già in passato per altri Giubilei, il Papa
anche in questo caso ha inoltre invocato dai governi di tutto il
mondo dei provvedimenti di clemenza verso chi ha sbagliato.
"Propongo ai Governi che nell'Anno del Giubileo si assumano
iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di
condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare
fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento
nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno
nell'osservanza delle leggi"; ha affermato nella Bolla
d'indizione.
Francesco, comunque, ha invitato tutti, durante il Giubileo,
"ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e
sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti
che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla
durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni
imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto". In ogni
angolo della terra, ha aggiunto, "i credenti, specialmente i
Pastori, si facciano interpreti di tali istanze, formando una
voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è
recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l'abolizione
della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana
e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento".
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