di Cinzia Conti
Con Livio Seguso la trasparenza del vetro è diventata la forza di una foresta di cristallo che emerge dal mare, si è trasformata nella delicatezza di un embrione nel grembo della madre, si è tramutata nel mistero di una bolla nello spazio oppure un vortice, ha reso concreta la concentrazione, l'infinito, il feeling o un momento magico. Con lui il vetro è diventato arte.
Il maestro, nato a Murano nel 1930 in una famiglia tutta votata alla lavorazione tipica dell'isola, aveva una passione per la musica ma la magia del vetro lo "ghermì" ancora bambino, condizionando le sue scelte e la totalità della sua esistenza. Divenuto presto padrone assoluto della tecnica grazie agli insegnamenti dello zio Barbini e di tanti altri maestri vetrai locali, invece di appiattirsi in una tradizione a volte ripetitiva e spesso svuotata, cominciò a pensare e intuire le possibilità di una materia fluida e prorompente per fare del vetro elemento primario e vivente per la scultura.
Le sue opere non erano destinate all'arredo, anche di alta classe, ma ai musei e alle grandi esposizioni internazionali, dalla Biennale di Venezia alla Narodni Gallery di Praga all'Hokkaido Museum di Tokyo. Raggiunti gli 80 anni, il maestro ha continuato a creare ma ha deciso anche di raccontare per parole e immagini il suo percorso, in quello che definisce "l'impegno più significativo della mia esistenza". Ecco allora, dopo cinque anni, uscire "Una vita per l'arte" (Editoriale Giorgio Mondadori), che sarà presentata il 24 giugno alle 18, a Venezia, nelle sale del Portego di Palazzo Franchetti, sede dell'Ateneo veneto di scienze, lettere e arti.
Un racconto particolareggiato, ricco di scene di vita e di famiglia (senza il cui sostegno - dice nella dedica iniziale del libro - non sarebbe avvenuta questa storia) ma anche di tanti segreti dell'arte vetraria e della sua ricerca continua. Riflessioni tecniche, alternate a sperimentazioni, scelte di vita, problemi quotidiani e soluzioni di chi ha costruito il suo percorso tra impegno, indipendenza e dedizione assoluta alla sua passione e alla famiglia. Grande spazio ai tanti incontri importanti in quella Venezia che nel dopoguerra era un crocevia di artisti, personalità e potenti di tutto il mondo.
Il percorso per immagini proposto nel libro è altrettanto coinvolgente, dalla tenera foto di un Livio a tre anni alla fotocolor del maestro accanto a una delle sue ultime creazioni (un marmo nero del Belgio e cristallo scelto come sintesi di una ricerca durata 80 anni), passando per le immagini sulle Dolomiti a caccia del legno giusto per le sue "foreste di luce".
Progetto, ricerca, sperimentazione sono parole tra le più ricorrenti nel testo, perche Seguso non si è mai fermato nell'idea di accomunare arte e scienza per affermare il suo dominio tecnico, organico e spirituale della materia. Tra lavoro quotidiano, impegno d'impresa e pensieri creativi, il momento di verificare l'impatto sul pubblico e sulla critica è arrivato negli Anni '70, con la partecipazione alla XXXVI Biennale di Venezia.
Sono seguite prestigiose esposizioni in Italia e in tutto il mondo, fino alla grande mostra del 2014 all'Ukai Museum di Hakone, Tokyo, dove ha esposto sculture inedite, pitture e disegni, un Giappone, evento che conclude anche il racconto del maestro. "Con questo lavoro - conclude Seguso - ho voluto chiarire anche i rapporti culturali esistenti tra la materia del vetro e le arti visive, questione che già dagli anni '60 era diventata ragione della mia impegnata ricerca artistica". A conclusione della mostra in Giappone, ha rivelato che altre idee da realizzare sono apparse nel suo immaginario, "inquieto e fecondo". La strada resta aperta al futuro.
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