"Se una sceneggiatura ti fa ridere
e piangere allo stesso tempo, sei a leggerla su un aereo, non
riesci a trattenerti e vedi che intorno a te gli altri si
incuriosiscono capisci che c'è un ruolo emotivo da abbracciare e
qualcosa di coinvolgente" racconta all'ANSA Alba Rohrwacher
protagonista di Hors-Saison di Stéphane Brizé con Guillaume
Canet (distribuzione I Wonder).
Brizé, regista francese impegnato e militante, con una
applaudita trilogia di film sul lavoro, lo sfruttamento degli
operai, la crisi economica, questa volta si sposta su un altro
tema che ha che fare con l'amore, il successo, il disagio
esistenziale.
Il suo protagonista Mathieu è un attore 50enne bello e famoso
che va per una settimana in una struttura termale di lusso sulla
costa del Nord della Francia per smaltire il senso di
fallimento: ha appena abbandonato ad un mese dal debutto la
compagnia teatrale per paura di non farcela e la moglie, una
giornalista del tg della sera, è troppo occupata per seguirlo.
Così lui solo, triste, vorrebbe dare un nuovo senso alle cose,
essere se stesso mentre le persone continuano a fermarlo per
selfie e autografi. È in questa piccola cittadina che incontra
la sua ex Alice, Alba Rohrwacher, che ha cercato di dimenticarlo
e rifarsi una vita. Due malinconici che al di là delle apparenze
di successo sono feriti. Un film anche sull'essere attori, al di
là dei cliché.
"Il film racconta la dicotomia di un attore quel mostrare il
volto che si interpreta e nascondere il proprio, certo qui è
esasperato, ironico, io stesso mi identifico guardo con ironia
alla me persa in certe dinamiche, il film è come guardare se
stessi e la propria piccola miseria. In questo Hors-Saison è
molto divertente, però è anche altro, e la cosa che mi riguarda
più da vicino non è tanto l'aspetto dell'essere attore quanto
l'audacia che ha il mio personaggio, la forza di uscire dalla
sua zona di confort, mettere tutto in pericolo, un sentimento
che mi commuove e che riconosco in me", spiega Rohrwacher. Canet
dice di aver trovato "seducente" come interprete "il mettere in
scena fragilità, dubbi, angoscia dell'essere attore, il dover
sembrare sempre felice anche quando non lo sei, far finta".
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