Pericolo di fuga, di reiterazione dei
reati e di inquinamento delle prove. Sono questi i motivi che
hanno portato il gip Roberta Bossi a emettere la misura più
grave nei confronti del dirigente Amiu Corrado Grondona e di sei
imprenditori liguri.
In particolare, il magistrato si sofferma sulla figura di
Gino Mamone, ex socio di maggioranza della Ecoge, e di fatto la
mente dell'organizzazione. ''Il pubblico ministero - scrive il
gip - evidenzia la pericolosità dei principali indagati, per
Gino Mamone desumibile dalla 'spregiudicatezza' mostrata nel
rapportarsi a Grondona che avvolge nelle sue trame. La condotta
complessivamente considerata è pertanto un segno di 'spessore
criminale', confermata anche da recenti attività monitorate e
accertate dalla polizia giudiziaria dirette all'esportazione di
ingenti capitali all'estero, conseguiti verosimilmente in modo
illecito''. Per quanto riguarda Grondona, il funzionario viene
definito dal magistrato come ''a libro paga''. ''I recenti
provvedimenti in ambito aziendale, adottati a seguito
dell'iniziativa di Grondona di auto sospendersi, non appaiono
adeguati a contrastare seriamente la probabilità di commissione
di nuovi reati, alla luce della pervicace reiterazione delle
condotte e della loro gravità. Grondona continua comunque a
svolgere compiti di gestione/coordinamento dei servizi di
competenza, con la conseguenza che, proprio in virtù del ruolo
di coordinatore, è ancora in grado di interferire e di ingerirsi
nelle procedure di selezione e scelta dei contraenti
privati''.
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