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A Siracusa Sonia Bergamasco straordinaria Elettra

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A Siracusa Sonia Bergamasco straordinaria Elettra

La tragedia di Sofocle con regia di Andò apre 60/a stagione Inda

SIRACUSA, 10 maggio 2025, 11:29

Redazione ANSA

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(di Paolo Petroni) Un teatro pieno e che applaude con grande partecipazione la straordinaria prova di attrice di Sonia Bergamasco e il nitore di questa 'Elettra' di Sofocle con la regia di Roberto Andò, che ha aperto al teatro Greco di Siracusa la sessantesima stagione delle rappresentazioni classiche curate dall'Inda, l'Istituto Nazionale del Dramma Antico e che si alternerà in scena con l'''Edipo a Colono' sempre di Sofocle, con la regia di Robert Carsen. La tragedia è tutta incentrata in maniera estrema sulla disperazione, sulla rabbia furiosa e e sull'"aver accumulato dolore su dolore sino all'eccesso" della protagonista che può risultare quasi insopportabile nella fissità del suo assoluto, esasperato desiderio di vendetta nei confronti della madre Clitemnestra, che uccise suo padre Agamennone, e del suo nuovo sposo Egisto. Invece, questa volta, nella particolare capacità di far sentire il valore delle parole che sempre ha Bergamasco, nel dar loro corpo, colore e calore, far sentire il fiato dell'ansia quando queste un momento tacciono, passando dall'urlo di furore al fremente dolore di un ricordo intimo, trova una dimensione di umanissima verità e traduzione nell'espressività fisica "macerata dalle lacrime in un dolore eterno", che coinvolge e travolge al di là di ogni ragionevolezza, anche ad effetto sfumando in musica al pianoforte lo strazio, ora agitata ora sfinita, accucciata in posizione fetale. Del resto questo è dramma modernissimo perché non costruito su un conflitto, ma tutto affidato appunto ai sentimenti, di Elettra certo, ma anche della madre, che ha la perentorietà e l'insofferenza, il disagio di una Clitemnestra con alle spalle sofferenze simili a quelle della figlia, resa da una sempre brava Anna Bonaiuto. Con loro la ragionevolezza davanti al potere dei vincitori usurpatori e comunque il patimento della sorella Crisotemi, che cerca di convincere l'altra a arrendersi e ha la misura e l'intimo patimento di Silvia Ajelli che conferma le sue qualità. Se sono i sentimenti a muovere tutto, ecco allora che il pubblico sente i momenti culminanti e partecipa alla tensione degli scontri intimi e desolati tra figlia e madre, di cui applaude l'intensità all'uscita di scena, come applaude calorosamente l'abbraccio finale dell'essersi rivelati e ritrovati di Elettra e del fratello Oreste - che credeva morto - cui dà vita e alta tensione Roberto Latini, tornato per compiere l'agognata vendetta implacabile (a Apollo a Delfi dice di aver chiesto solo come farla e non se farla) "con l'assalto aprendo la via alla libertà", come recita il coro nell'ultima battuta della tragedia, perfetta, asciutta e incisiva.
    Nel chiudere i conti col passato per ritrovare se stessi è l'umanità di questo dramma della solitudine, del dolore e del destino che dall'ossessione della morte passa alla riapertura verso la vita con genialmente ancora Elettra-Bergamasco al pianoforte, nel finale che emoziona e, dopo un momento di silenzio, fa scattare i lunghi applausi, richiamando nella scena di Gianni Carluccio, la facciata distrutta e inclinata della reggia "traboccante di orrori", tutti gli altri interpreti, tra cui sono anche il Pedagogo di Danilo Negrelli, il Pilade di Rosario Tedesco e l'Egisto di Roberto Trifirò.
   

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