(di Paolo Petroni)
Un teatro pieno e che applaude
con grande partecipazione la straordinaria prova di attrice di
Sonia Bergamasco e il nitore di questa 'Elettra' di Sofocle con
la regia di Roberto Andò, che ha aperto al teatro Greco di
Siracusa la sessantesima stagione delle rappresentazioni
classiche curate dall'Inda, l'Istituto Nazionale del Dramma
Antico e che si alternerà in scena con l'''Edipo a Colono'
sempre di Sofocle, con la regia di Robert Carsen.
La tragedia è tutta incentrata in maniera estrema sulla
disperazione, sulla rabbia furiosa e e sull'"aver accumulato
dolore su dolore sino all'eccesso" della protagonista che può
risultare quasi insopportabile nella fissità del suo assoluto,
esasperato desiderio di vendetta nei confronti della madre
Clitemnestra, che uccise suo padre Agamennone, e del suo nuovo
sposo Egisto. Invece, questa volta, nella particolare capacità
di far sentire il valore delle parole che sempre ha Bergamasco,
nel dar loro corpo, colore e calore, far sentire il fiato
dell'ansia quando queste un momento tacciono, passando dall'urlo
di furore al fremente dolore di un ricordo intimo, trova una
dimensione di umanissima verità e traduzione nell'espressività
fisica "macerata dalle lacrime in un dolore eterno", che
coinvolge e travolge al di là di ogni ragionevolezza, anche ad
effetto sfumando in musica al pianoforte lo strazio, ora agitata
ora sfinita, accucciata in posizione fetale.
Del resto questo è dramma modernissimo perché non costruito
su un conflitto, ma tutto affidato appunto ai sentimenti, di
Elettra certo, ma anche della madre, che ha la perentorietà e
l'insofferenza, il disagio di una Clitemnestra con alle spalle
sofferenze simili a quelle della figlia, resa da una sempre
brava Anna Bonaiuto. Con loro la ragionevolezza davanti al
potere dei vincitori usurpatori e comunque il patimento della
sorella Crisotemi, che cerca di convincere l'altra a arrendersi
e ha la misura e l'intimo patimento di Silvia Ajelli che
conferma le sue qualità.
Se sono i sentimenti a muovere tutto, ecco allora che il
pubblico sente i momenti culminanti e partecipa alla tensione
degli scontri intimi e desolati tra figlia e madre, di cui
applaude l'intensità all'uscita di scena, come applaude
calorosamente l'abbraccio finale dell'essersi rivelati e
ritrovati di Elettra e del fratello Oreste - che credeva morto -
cui dà vita e alta tensione Roberto Latini, tornato per compiere
l'agognata vendetta implacabile (a Apollo a Delfi dice di aver
chiesto solo come farla e non se farla) "con l'assalto aprendo
la via alla libertà", come recita il coro nell'ultima battuta
della tragedia, perfetta, asciutta e incisiva.
Nel chiudere i conti col passato per ritrovare se stessi è
l'umanità di questo dramma della solitudine, del dolore e del
destino che dall'ossessione della morte passa alla riapertura
verso la vita con genialmente ancora Elettra-Bergamasco al
pianoforte, nel finale che emoziona e, dopo un momento di
silenzio, fa scattare i lunghi applausi, richiamando nella scena
di Gianni Carluccio, la facciata distrutta e inclinata della
reggia "traboccante di orrori", tutti gli altri interpreti, tra
cui sono anche il Pedagogo di Danilo Negrelli, il Pilade di
Rosario Tedesco e l'Egisto di Roberto Trifirò.
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