La Cina vede spazi negoziali e affina l'offerta per discutere il corposo dossier sul commercio con Donald Trump. Nei piani del presidente Xi Jinping c'è il recupero della 'fase uno' dell'accordo firmato con fatica nel 2020 durante il primo mandato del tycoon alla Casa Bianca, da integrare con temi specifici che vanno dallo yuan al fentanyl e agli assetti proprietari di TikTok.
Dopo le ultime avvisaglie di dazi del 10% aggiuntivi su tutto l'import made in China verso gli Usa, Pechino punta a prevenire maggiori aumenti tariffari e restrizioni tecnologiche da parte di un agguerrito Trump 2.0 che avrebbero impatti pesanti sulla sua economia.
Le tariffe Usa decise nel 2018 e nel 2019, durante la prima guerra commerciale sino-americana, coprirono quasi i due terzi di tutte le importazioni dalla Cina, pari a 370 miliardi di dollari di beni annui. Questa volta, The Donald ha voluto colpire tutte le esportazioni del Dragone verso gli Stati Uniti, pari a poco più di 400 miliardi nel 2024, mandando un monito ben chiaro al presidente Xi.
Tuttavia, ciò che il leader comunista è pronto a offrire, ha riportato il Wall Street Journal citando fonti a Washington e a Pechino "a conoscenza del pensiero" mandarino, si basa in prevalenza sul ritorno al precedente accordo commerciale che non ha funzionato e che è probabile finisca per intensificare i dibattiti negli Usa su come negoziare con il Dragone.
L'accordo di 'fase 1', che Trump firmò nello Studio Ovale a gennaio del 2020 con Liu He (all'epoca lo zar sui temi economici di Xi), vincolava la Cina ad aumentare gli acquisti di beni americani per 200 miliardi di dollari in due anni allo scopo di invertire la rotta del cronico deficit commerciale di Washington nell'interscambio bilaterale. Pechino, tuttavia, ha mancato il target, ufficialmente per lo scoppio della pandemia del Covid-19.
Altre parti del piano allo studio di Pechino includono le rassicurazioni a non svalutare lo yuan per sostenere l'export, un'offerta per più investimenti cinesi negli Stati Uniti e un vincolo specifico a ridurre l'export di precursori del fentanyl, di cui il Dragone è il principale produttore globale. Sabato il tycoon ha annunciato dazi del 25% sull'import messicano e su gran parte di quello canadese, più il 10% a carico della Cina, motivandoli sia per l'oppioide sintetico che negli Usa è responsabile di 100mila morti all'anno sia per l'immigrazione illegale.
Pechino, ha aggiunto il Wsj, potrebbe inoltre anche pianificare una trattativa su TikTok come sostanzialmente una "questione commerciale", aprendo all'ipotesi di accordo tra investitori americani interessati alla app di video e il suo proprietario cinese ByteDance. Il tycoon si è impegnato a trovare una soluzione su TikTok, a rischio chiusura se il controllo non passerà in mani Usa, e ha di recente affermato l'esistenza di più soggetti interessati, tra cui Microsoft.
La battaglia americana contro Pechino ha molti dossier sul fronte commerciale: tra i più caldi c'è quello del Marocco, l'unico Paese africano ad avere un accordo di libero scambio con Washington e diventato da alcuni anni terreno di caccia per i principali gruppi cinesi, dalle e-car alle batterie.
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