"Sedici anni dopo il sisma del
2009, lo stato dell'arte ci parla di poca prevenzione, oltre
3,5mila studenti e studentesse ancora nei container, grandi
opere dannose come il gasdotto Snam insistono sul territorio e
il concetto di 'sicurezza' confuso con quello di 'repressione'".
E' critica l'analisi dei collettivi Casematte e FuoriGenere
L'Aquila in relazione alla gestione del post-sisma in una
messaggio che, in queste ore in cui si ricorda la tragica
scossa, è oggetto di volantinaggio.
"Come ogni anno - si legge - torneremo a nominare i nostri
morti, a raccoglierci nei gesti lenti del ricordo. Per entrare
nel tempo del lutto in un modo che non sia solamente
consolatorio, per dare voce ad un dolore che si rinnova ad ogni
'disastro annunciato', sentiamo il bisogno di ribadire che la
memoria può e deve essere anche una base solida su cui poggia la
promessa del 'mai più'".
Al centro dell'analisi, anche la recente decisione della
Corte d'appello che ha annullato una sentenza di primo grado sul
crollo in via Campo di Fossa, in cui era stato riconosciuto un
concorso di colpa alle vittime per non essere uscite di casa.
Un'argomentazione giudicata "assurda" e ora superata, ma che non
basta - aggiungono - a "cancellare anni di responsabilità
negate".
"Ci veniva detto - ricordano i collettivi - che la condotta
cauta sarebbe stata 'restare a casa a bere un buon bicchiere di
Montepulciano'".
Il testo si allarga poi alla situazione nazionale: "Frane,
alluvioni, terremoti. Ogni volta è una sorpresa, ogni volta si
fa finta di non sapere che l'unica strada è la prevenzione". Si
citano i Campi Flegrei, la Toscana, l'Emilia-Romagna, la Liguria
e di nuovo L'Aquila, dove "molti edifici scolastici non sono
stati ancora messi in sicurezza". Mentre, viene denunciato, si
continuano a finanziare grandi opere e riarmo militare, "a
vantaggio di multinazionali come Eni e Leonardo, invece di
tutelare i territori". Di qui la conclusione: "Sicurezza e
prevenzione, riarmo e repressione, grandi opere e catastrofi.
Tante direzioni in un unico percorso: la pretesa di riprenderci
cura dei territori, a partire dalle persone che li vivono".
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