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Sisma L'Aquila: collettivi, 'troppe scelte sbagliate in 16 anni'

Sisma L'Aquila: collettivi, 'troppe scelte sbagliate in 16 anni'

Volantino critico, 'meno sicurezza più repressione'

L'AQUILA, 05 aprile 2025, 18:22

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Sedici anni dopo il sisma del 2009, lo stato dell'arte ci parla di poca prevenzione, oltre 3,5mila studenti e studentesse ancora nei container, grandi opere dannose come il gasdotto Snam insistono sul territorio e il concetto di 'sicurezza' confuso con quello di 'repressione'".
    E' critica l'analisi dei collettivi Casematte e FuoriGenere L'Aquila in relazione alla gestione del post-sisma in una messaggio che, in queste ore in cui si ricorda la tragica scossa, è oggetto di volantinaggio.
    "Come ogni anno - si legge - torneremo a nominare i nostri morti, a raccoglierci nei gesti lenti del ricordo. Per entrare nel tempo del lutto in un modo che non sia solamente consolatorio, per dare voce ad un dolore che si rinnova ad ogni 'disastro annunciato', sentiamo il bisogno di ribadire che la memoria può e deve essere anche una base solida su cui poggia la promessa del 'mai più'".
    Al centro dell'analisi, anche la recente decisione della Corte d'appello che ha annullato una sentenza di primo grado sul crollo in via Campo di Fossa, in cui era stato riconosciuto un concorso di colpa alle vittime per non essere uscite di casa.
    Un'argomentazione giudicata "assurda" e ora superata, ma che non basta - aggiungono - a "cancellare anni di responsabilità negate".
    "Ci veniva detto - ricordano i collettivi - che la condotta cauta sarebbe stata 'restare a casa a bere un buon bicchiere di Montepulciano'".
    Il testo si allarga poi alla situazione nazionale: "Frane, alluvioni, terremoti. Ogni volta è una sorpresa, ogni volta si fa finta di non sapere che l'unica strada è la prevenzione". Si citano i Campi Flegrei, la Toscana, l'Emilia-Romagna, la Liguria e di nuovo L'Aquila, dove "molti edifici scolastici non sono stati ancora messi in sicurezza". Mentre, viene denunciato, si continuano a finanziare grandi opere e riarmo militare, "a vantaggio di multinazionali come Eni e Leonardo, invece di tutelare i territori". Di qui la conclusione: "Sicurezza e prevenzione, riarmo e repressione, grandi opere e catastrofi.
    Tante direzioni in un unico percorso: la pretesa di riprenderci cura dei territori, a partire dalle persone che li vivono".
   
   

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