Alla fiaccolata commemorativa
delle 309 vittime del sisma ha preso parte anche Sergio Bianchi,
presidente dell'associazione Avus (Associazione vittime
universitarie del sisma), che 16 anni fa perse il figlio Nicola
all'Aquila.
"Sono tornato in una città che vedo rinascere - ha detto -
come è giusto che sia e di questo sono contento. Sedici anni
sono tanti, ma a volte sembra ieri, perché il nostro impegno
come familiari delle vittime è stato costante. Come associazione
abbiamo fatto un bel percorso, cercando sempre di essere
propositivi per porre l'accento sulla prevenzione e sul
riconoscimento delle responsabilità di quanto successo
all'Aquila. Poi i processi hanno riempito le nostre giornate, e
le ultime sentenze sono state molto pesanti".
' "Il terremoto c'è stato il 6 aprile 2009 - sottolinea - ma
il vero terremoto per noi è iniziato da quel momento. Cercare di
metabolizzare tutto quello che è successo è stato difficile. Ma
la cosa più drammatica e dolorosa sono state le sentenze perché
è stato come rivivere la tragedia ogni volta".
"Sentirsi dire che tuo figlio è colpevole della propria morte
è qualcosa che non si può accettare - ha concluso - L'ultima
sentenza su via Campo di Fossa ha finalmente reso giustizia alle
vittime escludendo ogni responsabilità da parte dei nostri
ragazzi. Spero che la Cassazione faccia tesoro di questa
decisione e dia la possibilità anche ai nostri figli e a tutte
le altre vittime di avere giustizia".
Al termine della fiaccolata, la lettura dei nomi delle
vittime con protagonista la sedicenne Gabriella Corrado, nata la
notte del terremoto dell'Aquila. Quindi l'accensione del
braciere affidata a Carlo Cruciani, carabiniere che all'epoca
del sisma si trovò a gestire il centralino del 112.
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