Mefitis era una dea italica,
associata storicamente al lago di origine sulfurea nella Valle
di Ansanto, un luogo avvolto da misterioso fascino. Questo
piccolo lago, che ribolle per le emissioni di gas sulfureo, è
indicato da Virgilio nell'Eneide come uno degli accessi agli
Inferi. Mefitis è il filo conduttore della omonima mostra
dell'artista Gennaro Vallifuoco, che da domani, sabato 5 fino al
29 marzo, è ospitata dal Complesso Monumentale Ex Carcere
Borbonico di Avellino, a cura di Generoso Bruno ed Augusto
Ozzella.
Il forte legame tra le opere in mostra ed il territorio che la
ospita è esplicitato, inoltre, dalla scelta dei materiali.
L'artista accosta il fango e l'argilla, ricavati proprio dalla
Valle di Ansanto, al filo bianco del ricamo delle Pizzillare
della Scuola di Tombolo di Santa Paolina. Vallifuoco sperimenta
nuovi percorsi artistici, usando legni, tela di juta e di lino,
asfalto e guaina liquidi, smalti, terracotta maiolicata e foglia
d'oro.
"Sono abituato alla ricerca dei simboli, dei segni di tipo
antropologico, per mia indole, probabilmente anche per le
esperienze fatte con Roberto De Simone - dichiara l'artista -
Nel caso di questa mostra, ad esempio per il tombolo, ho
raccolto l'aspetto della dimensione popolare e lo ho tradotto in
segni, passando attraverso una lettura moderna. L'obiettivo è il
rinnovamento linguistico del punto di partenza, il
ricapitalizzare l'apparato linguistico dell'idea del tombolo,
che è il filo del Tempo, della Memoria, della Storia, ma è anche
il filo bianco che sopraintende alla tessitura di questo
prezioso manufatto, legato ai cicli morte-vita. Traggo
ispirazione dalle radici e cerco di rinnovarle con un linguaggio
contemporaneo".
Il percorso espositivo è composto da circa 70 opere inedite,
realizzate tra il 2007 ed il 2022. A scandire la visita è il
componimento sonoro ideato da Marco Messina e Sacha Vinci,
basato sul rumore dei fuselli lignei usati per il tombolo e le
registrazioni audio effettuate presso la sorgente mefitica.
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