Nella sua nuova collezione presentata in atelier a Parigi Daniel Roseberry, direttore creativo della maison Schiaparelli (di proprietà di Diego della Valle), rilegge i codici della maison, per realizzare qualcosa di meno surreale del solito, di più concreto e portabile. "Voglio dare alle donne vestiti per governare il mondo - rivela lo stilista texano -, ma anche vestiti per innamorarsi. Non possiamo avere entrambi? Non possiamo volere entrambi? Non possiamo essere entrambe le cose? Sul pianeta Schiaparelli, almeno, possiamo. Qui niente è impossibile". "Una delle cose che preferisco del lavoro nella moda - fa sapere Roseberry - è che un singolo momento, un solo incantesimo di creatività può impegnare gli sforzi di decine di persone per mesi, dedicati alla sua esecuzione. Lo scorso autunno, alla vigilia dell'apertura del nostro primo spazio da Bergdorf Goodman a New York, ho dipinto a mano libera un telo lungo oltre 12 metri con i codici della maison: parti del corpo, lucchetti e serrature, metro e bijoux, nove ore d'inchiostro nero che prendeva forma sul cotone bianco-ossa. La tela finita è servita sia come tovaglia per la cena di quella sera, che come punto di partenza creativo della stagione. Se la couture è creatività espressa come arte, allora questa collezione pret-à-porter è quell'arte applicata. Applicata alla vita reale, ai bisogni e ai desideri del cliente".
E' lo stesso Roseberry a spiegare la collezione: "Abbiamo portato avanti - racconta - la disciplinata palette dei colori della couture, decidendo di comunicare con il nero, il bianco osso e l'oro Schiaparelli, per lasciare che fossero gli abiti, le loro forme, a parlare. Il nostro obiettivo era la perfezione che nasce dal rigore". Qual era l'abito perfetto, il maglione perfetto, il cappotto perfetto secondo Roseberry? "Volevo sapere - risponde - non solo cosa rendeva indiscutibile un pezzo, ma cosa lo rendeva perfettamente Schiaparelli. Le risposte si trovano in una sottoveste di raso tagliata in sbieco con un busto plissé soleil, in un mini abito di raso con piercing in oro martellato e allacciatura in pelle nera, in una revisione dei primi maglioni di lana d'agnello jacquard trompe l'oeil di Elsa Schiaparelli del 1927, ricreati qui. Ho pensato molto a rendere essenziale questa collezione con ciò che era fondamentale, e con quello che comprendeva il lessico di base del guardaroba Schiaparelli". Così Planet Schiaparelli comprende un cappotto di shearling bianco come la neve, che scende oltre la caviglia (completo di un corsetto trompe l'oeil cucito nel busto), alcuni shearling, un top ricamato in finto ermellino, un lungo abito di pelle nera con parti anatomiche articolate. "La nostra firma Secret Bag - aggiunge lo stilista - è in coccodrillo, oro Schiaparelli e disegni ricamati. I codici ormai iconici della casa sono stati re-immaginati e rafforzati. Il segno delle ossa 3-D dell'era Dalì appare ora come un intarsio, in un semplice abito con taglio a matita bateau. I miei rendering della colomba, del lucchetto, della stessa anatomia umana, sono stati scannerizzati e ricamati in filo di cotone opaco sul denim (il più parigino dei cenni all'America). Una "S" di pelle a scorrimento ripresa dagli archivi è riprodotta su un classico cappotto doppiopetto, in crepe di lana nera". La donna Schiaparelli. "Lo scorso autunno - racconta Roseberry - abbiamo avuto l'onore di vestire la First Lady Jill Biden, Cardi B, Regina King, Jeremy O. Harris, Lady Gaga e Adele, oltre ad una variegata clientela in tutto il mondo. Anche se spesso contraddittoria, l'identità Schiaparelli è questo: un vasto mosaico di esseri umani con sogni, preferenze e orientamenti tutti loro, anche se tutto si concentra su un'unica idea: l'intelligenza. La nostra fondatrice era un'astuta donna d'affari, una brillante scrittrice e una visionaria che vedeva ben oltre i confini del suo tempo. Questa collezione di prêt-à-porter, così come ogni collezione futura, è una meditazione su questa identità contraddittoria".
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